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6 aprile 1943, viene pubblicato “il piccolo principe”

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«Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi». Da questo celebre passo si ricava il fascino universale di un volume considerato tra i più celebri del XX secolo, per alcuni secondo soltanto alla Bibbia come numero di lettori.
Per comprendere la genesi dell’opera occorre conoscere il profilo del suo autore. Antoine de Saint-Exupéry, originario di Lione, era cresciuto in una famiglia di nobili origini, dove fin da bambino respirò l’arte grazie a sua madre pittrice. Anni felici che s’interruppero con lo scoppio della Prima guerra mondiale, che lo allontanò dalla madre (presa dal suo lavoro di infermiera), e successivamente funestati dalla morte prematura del fratello.
Arruolatosi nell’aviazione francese, scoprì la sua passione per la prosa proprio solcando i cieli di mezza Europa e trovando nella moglie Consuelo la sua musa ispiratrice. Antoine era un personaggio di grande estro, che si esprimeva nei suoi scritti e nelle invenzioni tecniche legate alla sua attività di aviatore, tra cui un dispositivo per l’atterraggio di aerei. A ciò si univa una sensibilità malinconica, accentuata dalla solitudine che soffrì sia nella separazione dagli affetti familiari, sia nel fallimento del suo matrimonio.
Questa centralità dell’amore e il bisogno di rimarcarlo, mentre il Mondo stava per entrare nella più crudele delle guerre, delinearono l’humus lirico da cui fiorì il suo più popolare racconto. Autobiografia e invenzione si confondono mirabilmente nella storia dell’aviatore che, atterrato in pieno deserto del Sahara, è sorpreso dalla vocina di un inaspettato ospite.
Un minuscolo ragazzo, dai capelli color oro e vestito come un principe, giunto dall’asteroide B612, dove vive da solo e in compagnia di una rosa vanitosa, di cui si prende cura. Nel suo peregrinare per lo spazio in cerca di nuovi amici, racconta al suo stupito interlocutore tutte le sue avventure con curiosi personaggi, conosciuti nei diversi pianeti che ha visitato: dal vecchioRe solitario che si crede onnipotente, all’uomo d’affari che conta le stelle illudendosi che esse gli appartengano.
Scritto a Long Island (USA) e illustrato direttamente dall’autore, il libro venne pubblicato il 6 aprile del 1943, in una prima versione inglese curata dall’editore Reynold & Hitchcock; dalla seconda in francese venne ricavata la traduzione italiana edita da Bompiani. La prima edizione venne dedicata a Léon Werth, ebreo francese, al quale de Saint-Exupéry era legato da profonda amicizia.
Nemmeno il tempo di godersi le fortune della sua creatura, che l’anno seguente si ritrovò abbattuto da un caccia tedesco e di lui si perse ogni traccia. Soltanto nel 2004, dopo il ritrovamento dei resti del suo aereo si chiarirono le circostanze della sua morte. Nel frattempo, Il Piccolo Principe spopolò di generazione in generazione, affermandosi ora come racconto per ragazzi, ora come poesia dell’infanzia per gli adulti.
Tradotto in 220 lingue e venduto in oltre 140 milioni di copie, negli anni ispirò fumetti, cartoni animati e opere teatrali. Resta attualmente uno dei libri più venduti, con una media di circa 1-2 milioni di copie all’anno soltanto in Italia.
Il segreto del suo successo è spiegato negli appunti dell’autore: «Non ho mai detto agli adulti che non appartenevo al loro ambiente e ho nascosto che avevo sempre cinque o sei anni in fondo al cuore». Da questo spirito “infantile” nasce la capacità del testo di penetrare nell’intimo del lettore di ogni età e di ogni tempo.

#fancityaccaddeoggi

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