venerdì, Marzo 29, 2024
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Acireale, città infelice e confusa.

Nella città dello squallore urbano, con luce pubblica risalente al fascio Littorio, con le strutture produttive private che arrancano per trovare spazio nel deserto, con l’assenza di verde pubblico, senza giardinieri, con Terme e Pozzillo fallite e nel degrado (amianto e vandalizzazione), con la carenza dei mezzi di trasporti con l’uso smodato dell’automobile, con il barocco annerito dal pm 10, con l’assenza colpevole di una classe intellettuale, con i rizzettari delusi e quelli in attesa, con l’ipab oasi Cristo re che rimane isolata nel silenzio istituzionale, con i cantieri aperti e mai chiusi, con inaugurazioni e chiusura, con le diatribe al veleno tra carristi e fondazione del carnevale, con l’assenza del depuratore, con l’assenza di una rete di confluenza delle acque meteoriche, con la gestione festante e inutile degli eventi di paese, con la mancanza di intraprendenza civica, con l’obbedienza totale al potente di turno, con le fazioni, con i fans sfegatati e miopi, con i puri della presunta sfilata, con la partita su sky, con l’indecenza del silenzio, con l’atteggiamento delle primedonne con la verità delle puttane, con Aci che giace, con Galatea che urla monca di tre dita, con le sterpaglie, con la spianata in cemento dello sport, con i parcheggi vuoti e le doppie file, con la piazza che parla e beve caffè, con i leccaculo professionali, con quelli improvvisati, con il silenzio e lo stupore dei perbenisti ogni domenica in chiesa mentre gli arcangeli per decenni si sono organizzati la lobby, con l’inconsistenza della proposta di sviluppo, con la richiesta della diretta tv, con “non si capisce chi sta di qua e chi di la”, con i leaders politici pallidi, con i leadersi politici incazzati, trombati, con i negozi chiusi che diventano comitati elettorali, con i movimenti assenti, con le chiacchiere al veleno, con piccoli e inutili personaggi illustri, con le sedi vacanti, con i disoccupati che fanno la fila di notte, con l’insipienza dei reggi moccolo, con i professionisti dell’appalto, con i furbi del “partecipato”, con l’angoscia del futuro, con l’assenza del futuro, con i giovani che si contendono un metro di cemento per giocare a pallone, con il mare inquinato, con la timpa che frana,  con i semafori che vanno a letto presto, con  i nostalgici forzuti e quelli forzisti, con il leader che non c’è e che sgomita, con il silenzio dei bambini, con la tristezza degli anziani, con il degrado che vediamo dai balconi, con l’usura, il pizzo, la cattiveria che si annida ed esplode in ogni angolo di strada, con l’assenza del concetto del bene comune, con l’incremento della povertà, con le feste e i santi, con i rintocchi di campane che cantano un lutto nel silenzio dei colpevoli.

In tutto questo qualcuno dirà: “oddio la punteggiatura!”.

(mAd)

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