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Acireale, la maggioranza e la maionese impazzita

La composizione delle liste è un momento fortemente strategico che spesso determina la vittoria o la sconfitta dei candidati sindaco. Liste tante, non meno di quattro e dentro nomi  che hanno la capacità di raccogliere consenso e portare voti utili per vincere le elezioni. Vincere, però, non è sinonimo di buon governo anzi, al contrario, è spesso un concetto volatile che si scontra, prima o poi, con la complessità dell’amministrare e, quando serve, fare scelte importanti.

La composizione delle liste è, quindi, un passaggio fondamentale per decretare la vittoria o la sconfitta di un candidato alla carica di primo cittadino. Tutto ciò se è vero che è utile diventa ambiguo quando si deve amministrare una città. Per governare bene, infatti, una veduta comune delle cose da realizzare è sempre auspicabile, ma tutto ciò, fa a pugni con la trasversalità e l’eterogeneità che le liste propongono. Il minestrone variopinto non produce mai unità d’intenti e speditezza nelle decisioni.

La trasversalità e l’eterogeneità con cui sono state allestite le quattro liste in appoggio al sindaco Barbagallo ha portato alla vittoria e ad una confusione che non si era mai vista prima. Nello schieramento che sostiene l’amministrazione troviamo infatti di tutto e di più. Da chi si sente tanto a destra a chi, invece, si muove in direzione opposta e ad altri che vanno secondo la marea e l’onda del momento. Tutti dicono tutto e tanti il contrario di tutto. Il risultato è l’immobilismo che vediamo e a cui assistiamo impotenti. Immobilismo inevitabile dal momento in cui il malcapitato sindaco deve muoversi con attenzione per non deludere nessuno della sua maggioranza e quindi la migliore cosa che può fare è non muoversi affatto. E’ il pericolo delle sabbie mobili: più ti muovi più affondi. Ed allora, come capita spesso, meglio stare fermi, accelerare e frenare contemporaneamente finchè nel cortile il rumore della zuffa non si è placato.

Questo è il motivo principe  per cui l’amministrazione non è nelle condizioni di dettare i tempi della iniziative; ecco perché prima di fare un’azione concreta devono tentare di mettere insieme tutte le teste che hanno al loro interno. Il risultato è un caos incredibile dove anche per il più semplice atto si trovano dietro l’angolo sostenitori e franchi tiratori.

Oggi dopo tre anni di amministrazione comprendiamo bene perchè non è possibile amministrare una città complessa e ferita come Acireale. Non è possibile perché per camminare spediti è necessaria una condivisione d’intenti e una progettualità comune. Del resto come si può continuare a pensare di gestire la città senza organizzazione interna, senza organi direttivi, senza congressi e senza condivisione delle linee guida?

Comprendiamo che si tratta di un quesito politico difficile da risolvere e non vorrei essere nei panni del sindaco,  vogliamo solo ricordare che la loro confusione e il loro “melting pot”  produce poco ed è la città, infine, a pagarne le conseguenze.

A due anni dalla scadenza del mandato non possiamo che sperare che si possa finalmente definire un progetto, un futuro e una prospettiva per la città e per i cittadini  ma la maionese quando impazzisce va buttata e non si può recuperare nulla.

(mAd)

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