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Al voto, non solo 4 marzo. Tutti a casa!

ACIREALE – Si vota il 4 marzo per eleggere il Parlamento Italiano e gli schieramenti sembrano essere abbondantemente sgangherati. Accozzaglie che vanno dall’endorsement  di Casapound per Salvini, al PD che senza cespugli è rimasto con i soli renziani, per arrivare alle possibili aperture dell’ex movimento divenuto partito a 5 stelle, fino a Potere al Popolo che prova a ricordare agli italiani che non tutto è finito per la sinistra. LeU? Sperano nella sconfitta del PD tanto da poter rientrare nella casa madre e iniziare la danza del “repulisti”. Una marmellata nazionale tipica di un Paese che non trova soluzioni e che non può trovarle finchè una buona parte di consensi elettorali cerca casa in luoghi già conosciuti e tristemente noti.

Il vota il 4 marzo ma non solo. Anche ad Acireale le amministrative possono avere una scadenza innaturale, con la questione giudiziaria in corso non è difficile immaginare un “tutti a casa” e rapida riorganizzazione di candidati sindaco e liste a supporto. Se il sindaco Barbagallo si dimette (è un’ipotesi), salta la giunta ed è plausibile immaginare che anche un certo numero di consiglieri comunali si dimetteranno consegnando la città alla lotteria delle elezioni cittadine.

Crediamo che per Acireale un “tutti a casa” possa essere non certo la soluzione ma, forse, la scossa giusta per far capire agli acesi che il tempo di votare per l’amico e il parente è finito  e che senza una significativa e imponente crescita civica la nostra città rimarrà sempre ad attendere che si migliorino gli indici di vivibilità. Va formandosi un ceto sociale e culturale attento che  non chiede la luna ma che gli indici delle città vivibili siano al centro dell’azione amministrativa e che la macchina burocratica diventi motore per la crescita e lo sviluppo.

Il desiderio di tanti acesi è poter vedere finalmente una città rinascere con una nuova classe dirigente, con la passione popolare, con la sensibilità e le azioni che si devono profondere per cambiare il volto di una città vecchia, cadente, bloccata dal suo stesso passato, incapace di cambiare radicalmente rotta e di trovare una vocazione, realizzare un progetto, definire e percorrere un sentiero che deve essere di assoluta discontinuità con il passato, Una discontinuità che deve significare il primo decisivo passo avanti per il risveglio civico e per spazzare via tutta la nomenclatura che ha deciso le sorti di Aci negli ultimi decenni.

Si vota il marzo per il Parlamento italiano ma non basta , gli acesi potrebbero a breve essere chiamati a cambiare il destino della città delle campane che suonano “a morto”, di una città che dovrà trovare la forza non per cambiare ma per rivoluzionare totalmente quello che sembra essere un triste destino, una sorte malefica che costringe Acireale a languire in fondo alla classifica della vivibilità urbana.

(mAd)

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