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Appalti sui rifiuti, operazione “Gorgoni”: 16 arresti e sequestri per 30milioni di euro

Catania – Appalti spartiti a tavolino, tangenti ad amministratori pubblici e rapporti con la mafia, in particolare con i clan Cappello e Laudani.

Dalle prime ore della mattina la Direzione investigativa antimafia di Catania nell’ambito dell’operazione “Gorgoni”, ha arrestato 16 persone coinvolte nella gestione illecita della raccolta dei rifiuti nei comuni di Trecastagni, Misterbianco e Acicatena.

Le indagini, cominciate 18 mesi fa quando la Prefettura di Catania ha emesso un provvedimento di interdittiva antimafia nei confronti della E.F. Servizi Ecologici Srl di Misterbianco, ha portato al sequestro di società per un valore di 30 milioni di euro.

La Procura avviava un’articolata indagine, che è stata condotta dalla Dia di Catania, mirata ad accertare e verificare se la società stesse gestendo appalti pubblici nei comuni etnei. Un’indagine delicata quella seguita dai magistrati catanesi, coordinati dal procuratore capo Carmelo Zuccaro 16 dicevamo, le persone arrestate, si tratta di amministratori, imprenditori e un giornalista acese Rodolfo Briganti, rappresentante legale della Senesi Spa e Salvo Cutili giornalista,accusati di corruzione Salvatore Carambia, Giuseppe Grasso,Piero Garozzo, Vincenzo papaserio, Lucio Pappalardo, Fabio Santoro, Luca Santoro, Raffaele Scalia e Davide Scuderi accusati di associazione mafiosa; Vincenzo Guglielmino, amministratore della E.F. Servizi Ecologici Srl, Gabriele Antonio Maria Astuto, responsabile ufficio tecnico del comune di Trecastagni, Alessandro Mauceri, Angelo Piana e Domenico Sgarlato che all’epoca delle contestazioni, era dirigente dell’Ufficio Tecnico Lavori Pubblici- Servizi ambientali e manutentivi del comune di Trecastagni, accusati di turbata libertà di scelta del contraente aggravata e corruzione.

Secondo la ricostruzione della DIA anche grazie ad alcune intercettazioni, Il boss e reggente del clan Cappello, Massimiliano Salvo diventa protagonista anche della trattativa per l’appalto dei rifiuti nel comune di Aci Catena, Intermediario dell’accordo sarebbe stato Lucio Pappalardo, rappresentante del clan Laudani, coadiuvato da Pietro Garozzo che aveva il ruolo di curare gli aspetti amministrativi per l’aggiudicazione del servizio. Questi personaggi sarebbero stati chiamati a risolvere una controversia economica tra Vincenzo Guglielmino e l’ex sindaco Ascenzio Maesano. Alla base, ci sarebbe stato un accordo tra il Comune e Rodolfo Briganti, legale della Senesi Spa, società che subentra proprio nell’appalto al posto della E. F. Servizi Ecologici. Ed è in questo affare che sarebbe coinvolto il giornalista Cutuli che avrebbe assunto il ruolo di mediatore tra le parti. Il giornalista, secondo la Dia avrebbe fatto pervenire somme imprecisate di denaro ricevute da Briganti per sostenere la sua futura campagna elettorale. I soldi sarebbero serviti a ricevere in cambio l’intervento dell’ex sindaco e quindi riuscire a ottenere l’annullamento delle sanzioni irrogate dal comune di Aci Catena alla Senesi nell’esecuzione dell’appalto. L’indagine patrimoniale ha portato ad evidenziare inoltre profili sperequativi tra i redditi dichiarati e il patrimonio posseduto da Gugliemino, Alessandro Mauceri, Lucio Pappalardo e Angelo Piana. Da questi elementi la Dia ha presunto che il patrimonio sia il frutto delle attività illecite. In totale sono stati sequestrati società, automezzi, immobili, terreni e conti correnti per un valore di trenta milioni di euro. Sequestrate anche le società Senesi e E.F. Servizi Ecologici. Espletate le formalità di rito, gli arrestati sono stati associati presso le case circondariali di Catania Bicocca e Piazza Lanza.

(fonti Ansa e Livesicilia)

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