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Arch. Ivan Castrogiovanni: La genesi di piazza “I Viceré”

piazza vicere

Per una che va storta, cantava Raffaella Carrà, quella dritta c’è. Così come ho raccontato poco tempo fa su queste colonne, nell’articolo “de fletu architecti”, l’autentico dramma da me vissuto nel 1991 quando ad Acireale sabotarono la presentazione del plastico di progetto per piazza Indirizzo (mi permetto di esortare i giovani architetti e laureandi a vigilare con le armi della dialettica e della perspicacia, anche a costo di restar soli come sono rimasto io, per difendere il frutto del talento di ognuno e di tutti) e dovetti ricorrere a un’operazione chirurgica agli occhi per effetto dello choc subito , ma fui lo stesso abbandonato dall’ineffabile sindaco R. Sciuto e dal valoroso Sebi Leonardi, non posso non riconoscere che Catania fu nei miei confronti molto più generosa e mi permise (ma sfidando forze di sperimentata corruttela) di realizzare piazza I Viceré che Enzo Bianco ha definito “la più bella piazza del dopoguerra a Catania”.
Nel luglio del 1989 il postino m’inseguì in corso Umberto e mi consegnò una raccomandata : dentro c’era l’incarico della Giunta Bianco a realizzare una piazza “tra via Puglia e via Barletta”. Naturalmente, andai sui luoghi : lacerti dell’antico acquedotto dei benedettini, acque copiosissime dalla timpa di Leucatìa da cui facevano capolino granchi endemici, ambiente suscettivo con ampie zone verdi tra cui più giù, in stato di perenne derelizione, il futuro, irrisolto tutt’oggi, parco Gioeni. Mi misi a lavorare producendo molti disegni a matita e modellini in scala.
Francesco Gurrieri, scrive tra l’altro a proposito del progetto : “…… c’era dell’altro: quel luogo poteva configurarsi come vera e propria “porta” di ingresso a Catania da nord, ricca di sedimenti archeologici e di storia. Ed ecco che l’ispirazione classica, con quel tasso di personale trasgressività non mancarono alle “seste” dell’architetto: un disegno pavimentale che ci riportava a temi michelangioleschi, un recinto caratterizzato da arcate, un “portale” che ha sicuramente a che fare con quelli disegnati da Sebastiano Serlio nel suo Extraordinario Libro del 1551…..” .
Una volta consegnato il progetto, dovetti stare a guardare per diversi anni: la stagione vivace di Bianco s’era interrotta e fu la volta dei commissari straordinari. Che, in verità, si decisero, nel ’95, a dare il via libera all’opera. Nel frattempo fui convocato in Procura (scrissi nella mia agenda parole di sconforto e di paura): il sostituto procuratore voleva sapere attraverso quali canali avevo avuto l’incarico e quattrocento milioni intascati. Mi ricordai di Pinocchio, che davanti al giudice scimmione affermò che faceva parte anche lui del bel numero. Quanto ai milioni, dimostrai l’indomani all’inquisitore, fotocopia dell’assegno in mano, che avevo ricevuto la mia parcella per la progettazione, ottanta milioni circa. Chiesi, mistificato dall’ angoscia, se almeno mi permettevano di fare la mia piazza: e l’inquisitore, sussiegoso, mi disse che sì, potevo farla…
La cosa si sgonfiò del tutto. Partirono i lavori. Mi recavo spesso due volte al giorno in cantiere, e questo feci per tre anni e passa, mille e più volte. Seguivo tutto, mi sporcavo e mi ferivo, piangevo a volte di notte quando avevo assistito impotente alla strafottenza e al ladrocinio. Donai a Bianco, tornato di lì a poco alla guida della città, una eliocopia del progetto d’insieme con la dedica : “ a Enzo Bianco, con intelletto d’amore”. Con il contorno di vicende a volte drammatiche in cui ho rischiato, per coerenza, di dover rinunciare a parti essenziali del progetto, la piazza fu consegnata nel ’97, e nel giugno ’98 potei consegnare i tre portali in pietra lavica, anche se incompleti della facciata interna. La scala monumentale su via Barletta è tuttora priva di fianchi in grandi massi lavici che fanno parte integrante del progetto.
La piazza I Viceré (nome che amo perchè lessi un po’ più che bambino il romanzo; ma il merito di averla così intitolata spetta a Bianco, e probabilmente a un fine intellettuale che fece parte della sua giunta) fino a oggi non ha avuto bisogno di manutenzione perchè fatta con materiali di prim’ordine e di notevole spessore. Ho chiesto recentemente a Bianco se mi fa completare, anche a mie spese, almeno i fianchi della scala monumentale. Sono in attesa.
Ivan Castrogiovanni
vicere

(sdm)

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