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BELLINO IL MAUGERI

Si discute  spesso in città del recupero degli immobili pubblici, tra cui i due teatri cittadini, il Bellini distrutto da un incendio negli anni 50 ed il Maugeri, ristrutturato con la giunta Garozzo, danneggiato dalla tromba d’aria nel 2014 e parzialmente ristrutturato con i fondi della Protezione per circa un milione di euro, ma mai aperto al pubblico.

La politica s’interroga spesso sul futuro degli immobili pubblici di proprietà comunale e sulla loro potenziale gestione,  fino ad ora però la logica con cui sono stati spesi milioni di euro in progetti dalla dubbia utilità, è stata quella del finanziamento e ristrutturazione degli immobili con fondi pubblici ed in assenza di un progetto di scopo, ovvero chiedo un finanziamento per ristrutturare un teatro da 900 posti senza sapere cosa dovrei farne dopo.

Si tratta di logiche imprenditoriali obsolete ed abbastanza improduttive,  probabilmente se si fosse studiato bene l’utilizzo delle sale da teatro in provincia, si sarebbe capito prima che una sala da 900 posti, il teatro Bellini di Catania ne ha circa 1000, richiede un pubblico ed una programmazione incompatibile con le dinamiche di una città di provincia.

Forse una programmazione attenta ed una progettazione di scopo, avrebbero evitato di investire risorse su edifici inutilizzabili, stessa situazione per il Bellini in cui, per fortuna, non è mai stato reperito alcun finanziamento, altrimenti avremmo due teatri chiusi invece di uno.

Gli sforzi degli enti culturali, inventati, dalla politica per “gestire”  i due teatri s’infrangono in un bilancio di qualche migliaio di euro, e pare che anche l’eredità dello zio d’America, sarà devoluta ad ipotetici progetti preliminari di ristrutturazione di un bene dall’utilizzo incerto.

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La Fondazione Bellini , a quanto riferito dal suo Presidente in Consiglio, sostiene di non potere utilizzare i teatri in quanto non agibili, e s’impegna nella ricerca di fondi pubblici per il loro recupero, ma nessuno si chiede se i due teatri fossero agibili, con quale programmazione e con quali fondi riuscirebbe a gestire 1500 posti in una città che non riempie nemmeno il piccolo Teatro Turi Ferro, unico baluardo scenico  di una città dolente.

Esistono strumenti pubblici e normativi per valorizzare i beni pubblici in disuso,  l’Agenzia del Demanio ha iniziato da alcuni anni a concedere numerosi immobili pubblici, appartenenti a varie amministrazioni e poi confluiti nel Demanio pubblico, quali fari, caserme, convitti, carceri, ecc.

Gli strumenti normativi sono quelli della valorizzazione tramite partenariato pubblico-privato , tramite appositi bandi in cui il soggetto pubblico mette l’immobile e lo scopo di massima,  ovviamente non vogliamo un centro commerciale in un teatro,  bensì un centro culturale, un hotel, una sala congressi per destagionalizzare i flussi, una centro sportivo, ecc. mentre i privati mettono fondi e gestione per un periodo di concessione variabile da 10 a 30 anni.

L’idea che un Comune che non riesce a gestire un aiuola possa riempire un teatro è tanto assurda quanto irrealizzabile, proviamo invece a mettere a bando i nostri immobili pubblici ed a rendere vivibile questa città con misure di pedonalizzazione e di mobilità sostenibile e lasciamo le conferenze stampa sul “futuro” dei teatri di Acireale all’ego dei politici e dei sottopolitici, sempre presenti in tutti gli schieramenti.

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