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BUTTA (paglia sul) FUOCO di Giuseppe Franchina

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Il vuoto di realtà creato da una immaginazione dispotica orientata all’antimafia è il contenuto di una denuncia del libro di Buttafuoco “Buttanissima Sicilia”. Lo Zo di Catania non è uno scenario casuale frutto di stravaganze, ma la occasione creata dall’ottimo Ruggero Razza per una ennesima emozione ragionata. La cifra come in tutte le cose terrene è data però dal susseguirsi di alcuni fatti, di tre circostanze particolari, una in difetto: Massimo Russo che chiama Pietrangelo “Pierangelo”, segno che la dimenticanza della T è il sintomo di un diniego culturale ancor prima che semantico; una in eccesso: Firrarello saluta con tanto di bacio finale Buttafuoco (un controsenso in termini ed imbarazzante anche visivamente); infine una assoluta: gli occhi, sempre brillanti, al cielo di Enzo Trantino durante l’intervento di replica dell’ex capo della sanità siciliana.
Ad assistere all’incontro centinaia di persone che ascoltano piacevolmente i controsensi lessicali dei vari interlocutori; Dalia propone di cominciare ad allenare una squadra di giovani (certo è opportuno che prima cominci a saper fare il politico), Russo, nell’emulare il titolo del libro e nell’autorità della memoria, si lancia alla pronuncia di alcune parolacce non per licenza letteraria o “lettorale”, ma per ostentazione di una virilità facile ed arbitraria; Musumeci fiorettando ha esibito consapevolezza ed ostinazione, le stesse che non ha avuto quando 10 anni fa abbandonò (nello stupore generale) Alleanza Nazionale e la medesima che non ha avuto quando la nomina all’unanimità, come presidente della commissione Antimafia, lo ha ingessato rispetto ad una linea di attacco e proposizione che soltanto lui poteva caricarsi all’interno (ed anche fuori) dell’aula dell’ARS.
Il calo di libidine anche fisica del microfono (che non voleva saperne di stare dritto) si riprende durante l’intervento di Buttafuoco che non inventa nulla di nuovo rispetto a ciò che inascoltatamente dicono da anni studiosi e ricercatori del diritto, ma che oggi venendo espressi da lui, che almeno dal punto di vista culturale rimane sempre un grandissimo punto di riferimento (una vera e propria coordinata intellettuale) acquistano autorevolezza e consenso! Pietrangelo lancia perciò la questione generale: la continuità di personale politico nelle ultime comunità di governo siciliano che godono della sempre eterna impermeabilità al cambiamento grazie all’autonomia dello statuto! In verità, a mio avviso, si trascura un dato: che la mafia non è un fenomeno siciliano! È un fenomeno nazionale, un albero che ha le radici a Roma e che fa pendere le proprie fronde ed i propri frutti a Milano come a Palermo! Il punto politico sul quale dibattere è invece il tentativo, da Crocetta a Renzi (ma ancor prima da Bossi a Berlusconi) di meridionalizzare una intera classe dirigente che allo stato attuale è del tutto fuori dalla gestione degli interessi reali del Paese.
A nulla giovano le passerelle gratuite ed un po’ sconcertanti come quelle organizzate da Raffaele Stancanelli all’UNA HOTEL del 7 luglio se al suo interno non si parla di rinnovamento e di preferenze, sterili ed autocompiacentesi rischiano di diventare manifestazioni come quella di cui sopra si narra, ovvero “Buttanissima Sicilia”, se Buttafuoco ed i politici tutti non si assumono un’altra responsabilità forse più importante perchè pedagogica: evitare che i padri mangino i propri figli.

 

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