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Chi vince e chi continua a perdere. E’ la solita formula becera e abusata.

Anche queste elezioni amministrative presentano uno schema già visto e consolidato. Uno schema che, in assenza di un concreto risveglio civico, tornerà ad avere successo e porterà al timone della “barca malandata” l’apparato politico che, da decenni, si è alternato alla guida della città.

Un’alternanza per certi aspetti “farlocca” se consideriamo che i leader politici acesi di maggiore successo non sono certo i primi per coerenza. Chi ha sventolato un curriculum di uomo di destra oggi si trova a condividere una coalizione con pezzi del PD e chi, per anni, ha cercato la strada giusta per entrare a far parte del partito di Renzi oggi si colloca a sostegno del candidato sindaco di Forza Italia. Insomma siamo di fronte ad un’alternanza “farlocca” e mai chiarita in tutti i suoi aspetti forse perché c’è poco da chiarire e cir resta come motivazione solo l’estenuante ricerca della “barca” migliore dove traghettare consensi e personale politico di seconda scelta.

Mi chiedo come si fa a coniare anni di dialettica politica con scelte che, nei fatti, sono esattamente l’opposto delle parole dette, come si fa a continuare a credere di essere i primi della classe quando abbiamo sotto gli occhi una città povera e sempre tra gli ultimi posti per vivibilità urbana? Mi chiedo come fanno migliaia di elettori a continuare a dare il consenso a candidati consiglieri comunali improvvisati e assolutamente imprevedibili nelle loro collocazioni politiche?

Di fatto la modalità di ingrassare coalizioni con chiunque abbia la possibilità di mettere su una lista risulta essere vincente solo per le elezioni amministrative, poi quando si vota per le regionali e, subito dopo, per le nazionali, il consenso si libera e arrivano le batoste e il doloroso risveglio. E’ evidente che la libertà di espressione nelle elezioni amministrative viene sottomessa al voto all’amico, al parente, all’amico dell’amico. Una pessima pratica questa che, di fatto, premia per trascinamento quei candidati sindaco che possono contare su un esercito di aspiranti consiglieri comunali. Del resto l’effetto è anche in direzione inversa: sono gli stessi aspiranti consiglieri comunali che, fiutano l’aria, e si schierano con quelli che pensano essere il candidato vincente.

Può essere considerata questa una competizione elettorale con contenuti politici e programmatici? Può essere considerata questa dinamica come una buona legge elettorale? No, non è così che si risolvono le difficili faccende della nostra città, non è con le scorciatoie che si trovano i percorsi migliori e non è con le “quaglie” che si produce un attento, colto e preparato civico consesso. Non è così e lo abbiamo visto negli anni cosa ha prodotto questa formula becera e abusata.

Ad Acireale quella fetta di cittadini attenti e consapevoli è minoranza da sempre. Ogni formula viene respinta da una gran parte di elettori ed è questo uno dei motivi per cui la governance politica non ha mai cambiato schema; perché la dinamica dell’acchiappa tutto paga, è vincente ma non ha mai saputo governare con lungimiranza e programmazione. Se siamo gli ultimi in fatto di vivibilità, se siamo senza fattori produttivi, se abbiamo tante banche e poca economia reale un motivo c’è e il motivo si trova e si compie nel voto qualunquista che devasta ogni possibilità di risveglio.

Acireale non si deve svegliare anche se i sogni ormai sono solo incubi.

(mAd)

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