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CNR: una proposta per la cultura e per Acireale di Davide Pappalardo

Mi sono sempre chiesto per quale motivo Acireale non possa essere annoverata tra le città simbolo del prestigio culturale di cui gode la nostra Sicilia, o perchè essa si debba ancorare esclusivamente alle maschere carnascialesche, tanto da renderle unica espressione della propria essenza. Continuo a chiedermi quale sia il futuro di questa città, da me amata e odiata paradossalmente: l’oblio eterno, rappresentato dalla mancanza di senso civico e valori o riscatto culturale e identitario attraverso la valorizzazione delle proprie risorse? Cercando di rispondere a questa domanda, vorrei esprimermi in merito alle potenzialità che la città delle cento campane ha e attraverso le quali può venir fuori dal cono d’ombra ove è dislocata. Più volte il cittadino medio è invitato ad ammirare i mascheroni in cartapesta che nei mesi invernali dell’anno sfilano tra le facciate del centro storico e del barocco palazzo municipale, dove passano inosservate le apotropaiche figure dei balconi, quasi non appartenessero agli allori del passato di Acireale. Ad oggi sembra quasi che esse allontanino i cittadini, che facciano loro perdere l’amore per la bellezza, valore al quale erano legati i nostri avi. Quella gente riconosceva nel Paolo Vasta l’immagine del detentore di quei principi di bellezza e rigore artistici, specchio dell’identità popolare, che ad oggi si sono perduti. Da studente di storia dell’arte, nel dipartimento di scienze umanistiche dell’Università di Catania e da cittadino acese, sono rammaricato nel vedere un cospicuo numero di opere d’arte, attestazioni della locale cultura artistica e popolare, isolate nelle sagrestie delle nostre chiese, o ancor peggio “eclissate” all’interno di edifici chiesastici perennemente chiusi. Penso alla presunta pala d’altare del Vasta isolata nella sconosciuta chiesa della Maddalena, in via Vittorio Emanuele o al sant’Espedito della chiesa dedicata a Gesù e Maria, beni storico-artistici che non sono mai stati oggetto di studi scientifici e tanto meno di restauri. Vengo quindi al nocciolo della questione. Riscopriamo le nostre radici partendo dal recupero del nostro patrimonio storico- artistico, un patrimonio che deve essere considerato irrinunciabile risorsa culturale per la città e non materiale sordo e muto da nascondere e isolare. E’ necessario che le opere d’arte parlino alla gente e abbiano una loro dignità e integrità artistica. Si inizi a prendere sul serio l’attività di progettazione, ricerca e recupero dei nostri beni storico-artistici, attraverso la creazione in città di una sezione interna ad una struttura pubblica di ricerca: il CNR. Penso ad una vera realtà culturale nel cuore della nostra città, che possa coinvolgere anche i giovani restauratori che, grazie allo studio di scienze chimiche e tecnologie dei materiali, si occuperebbero della salvaguardia materiale del nostro patrimonio, ma anche e soprattutto coloro che li coadiuverebbero offrendo contributi in materia di tutela, conservazione e valorizzazione: gli storici dell’arte. A Catania sono sempre attivi archeologi, ingegneri, storici, chimici, fisici e informatici che costituiscono il team multidisciplinare dell’IBAM, istituto che da sempre si muove ai fini della sperimentazione e di indagini metodologiche applicate al patrimonio archeologico del territorio; una realtà dalla quale prendere esempio. Perchè non auspicare una sinergia tra Acireale e il capoluogo di provincia? Se a Catania la veemente presenza dell’IBAM costituisce un’ancora di salvezza per il patrimonio archeologico, Acireale potrebbe sancire un proprio primato sul patrimonio storico artistico, facendo sorgere un centro in grado di effettuare interventi scientifici con rigore metodologico. L’interdisciplinarietà dell’IBAM si fonderebbe col lavoro effettuato sui beni acesi, opere diversificate per qualità artistica, ma accomunate dalla medesima collocazione temporale: dal tardo Seicento ai primi del Novecento. Lo scambio reciproco di informazioni costituirebbe la sinergia che porterebbe L’IBAM a comunicare con questa nuova sezione del CNR, avendo l’obiettivo comune di restituire alla collettività non solo parte del patrimonio archeologico ma anche di quello storico artistico. Dove poter collocare un simile centro ? Troppo spesso ho avuto modo di constatare personalmente, da ex studente del liceo artistico “Brunelleschi”, come la vecchia sede del Santonoceto sia stata deturpata dai vari tira e molla burocratici che si sono susseguiti nel tempo. Enormi spazi che avrebbero potuto benissimo essere adibiti ad aule per la scuola, laboratori dei quali non si conoscono gli spazi che ad oggi risultano inutilizzati, abbandonati e tenuti come luoghi adibiti alla raccolta di spazzatura. Una buona parte dell’ex collegio è stata sottratta alle attività didattiche per essere vergognosamente chiusa, condotta nella sfera del dimenticatoio pubblico. Solo una modesta parte dell’ edificio è stata accolta dall’ente Ipab, che però non si è mai mosso affinchè ogni spazio che la struttura offre possa essere concretamente utilizzato. In questo caso si tratterebbe di una duplice vittoria: da un lato si ridarebbe vita ad un edificio che da troppo tempo vive solo sugli allori del passato e lo si conosce soltanto per quel che ha offerto un tempo, dall’altro si contribuirebbe alla rinascita culturale di una città svuotata della sua vera essenza. Ma l’ex Collegio non è l’unica struttura che sarebbe in grado di accogliere le attrezzature di una sezione del CNR, penso infatti ad un altro storico edificio acese: il San Luigi. Cambiamo atteggiamento e costruiamo per la nostra città un glorioso destino, lo si faccia attraverso la riscoperta del nostro prezioso patrimonio, fonte di sapere e espressione del nostro essere. Si riparta con il CNR, Acireale è custode di una identità florida, insabbiata nei secoli dalla cattiva politica, che può essere riscoperta attraverso la ricerca e l’impegno di tutti coloro che contribuiranno affinchè questo possa avvenire. Che la politica intervenga e sia promotrice di un progetto e un ideale ben più alto dei propri faziosi interessi. Invito l’assessorato alla cultura e l’intera giunta comunale a riunirsi attorno a un tavolo, discutere dell’argomento nell’interesse esclusivo della città, quindi prenderne atto e agire, cercando di tendere la mano a quell’ente che ancora qualcuno chiama regione. Inutile esternare dubbi prematuri che tendono ad ostacolare e celano paure verso possibili dinieghi; la caparbietà sia l’ingrediente fondante di un’impresa che, seppur ardua, vale la pena intraprendere per il bene della città e dell’intera collettività.

(Davide Pappalardo)

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