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Comune di Acireale, come sta il malato?

ACIREALE – Continua la questione intorno alla condizione finanziaria dell’Ente. Di tutto questo parlare, senza ancora presentare i numeri, possiamo affermare con serenità che la giunta Alì deve affrontare il tema finanziario del Comune con l’adozione di strategie e piani di risanamento.

Sembra evidente che per ottenere risultati bisogna intensificare i controlli, investire sul personale e dotare gli uffici degli strumenti necessari per ottimizzare le entrate e le spese. E’ necessaria un controllo regolare che sia da stimolo per il personale e la elaborazione giornaliera di reports indispensabili per correggere e monitorare ogni fase della programmazione per il recupero dei crediti.  

Scrive il sindaco Stefano Alì nel suo resoconto settimanale: “Ho anche incontrato nuovamente i revisori dei conti che stanno predisponendo la relazione al rendiconto 2017. Continuano a segnalare le “singolarità” nello stato dei conti del comune di Acireale e chiedono che il Consiglio Comunale predisponga un’apposita seduta perchè abbia piena contezza dei rilievi della Corte dei Conti e delle misure correttive approvate dal precedente consiglio”.

Ora, però, è importante capire quali sono le fasi in cui si può stabilire che un Comune è sull’orlo del fallimento.  Vi sono tre categorie: Comuni deficitari, in predissesto e in dissesto. I comuni deficitari sono quelli che presentano un saldo negativo superiore al 5% delle entrate correnti, oppure che hanno un’eccessiva quota di residui attivi o passivi in relazione alle spese. I comuni in pre-dissesto sono quelli che devono produrre un piano di riequilibrio pluriennale con l’obiettivo di aumentare le entrate dell’Ente e diminuire le spese. In questo caso di solito schizza in alto la pressione fiscale. Ed infine i Comuni in dissesto sono quelli che non possono garantire l’assolvimento delle funzioni e dei servizi indispensabili” e dove “esistono nei confronti dell’ente locale crediti di terzi (debiti del Comuni verso terzi)  di cui non si possa far validamente fronte”.  In poche parole il fallimento.

Nel suo intervento domenicale continua così il sindaco Alì: “Questo oggi è il tema fondamentale della mia sindacatura, ma ho l’impressione che gli acesi continuino a prendere sottogamba. Vanno trovate ed implementate misure adeguate se vogliamo evitare provvedimenti molto gravi”.

Prendere sottogamba è certamente un dato complesso da decodificare. Devono essere gli acesi (i cittadini) a comprendere ed eventualmente porre rimedio alla situazione finanziaria dell’Ente o, invece, deve essere proprio sindaco, giunta e macchina burocratica che devono fare di tutto per varare un piano di salvataggio qualora lo stesso si rendesse indispensabile? Sono sempre ipotesi considerato che ancora non abbiamo assistito a nessun consiglio comunale che ha dibattuto questo tema, nessuna conferenza stampa che ha raccontato nei dettagli la reale situazione finanziaria dell’Ente. Abbiamo solo sentito “che la situazione è grave” ma vorremmo sapere quanto è grave e cosa fare per recuperare l’eventuale gap e quali strategie sindaco e giunta vogliono mettere in atto.

Infine vorremmo anche capire perché un Comune prossimo al fallimento può continuare a pagare stipendi e fornitori? Ed ancora ci chiediamo perché il Responsabile del settore finanziario attesta che le “Entrate del Comune di Acireale sono superiori alla media degli altri Comuni a parità di fascia demografica”? Infine e di massima attualità politica un Comune prossimo al fallimento può adottare una delibera che impegna il Bilancio  per oltre 10 milioni di euro in investimenti in riferimento al project financing per la pubblica illuminazione?

Come sta il malato? E’ grave, può riprendersi o non ci sono speranze? Queste sono le domande che gli analisti si pongono e si attendono esaurienti risposte e azioni valide per rimettere in sesto l’Ente. I Comuni italiani non navigano nell’oro e la crisi morde tutti ma è necessaria chiarezza assoluta per un tema di cosa fondamentale importanza.

(mAd)

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