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Elezioni amministrative, servono dieci anni di buon governo.

Le condizioni in cui versa la città sono davvero complesse e per certi aspetti inquietanti. Dalla pulizia e il decoro delle strade, alla viabilità, dalla quasi completa assenza di verde pubblico e di parchi, al centro storico devastato da decenni di assenza di manutenzione fino alla mancanza di un qualsiasi progetto di sviluppo e individuazione della necessaria programmazione.

Ogni città, grande o piccola che sia, dovrebbe avere un suo profilo che la caratterizza. Dalle bellezze architettoniche, a quelle artistiche fino a quelle ambientali e naturistiche, Acireale, oggi, non ha alcun tratto che lo possa caratterizzare. Al contrario, mezzo secolo di cattiva politica, ha sottratto alla città ogni vocazione: dalla morte dell’agrumicoltura, al termalismo, all’imbottigliamento delle acque minerali, per arrivare al degrado delle frazioni a mare, l’abbandono delle periferie e la disattenzione e l’incapacità amministrativa a costruire supporti di decoro al centro storico.

Nella nostra città ogni economia è stata devastata da troppi anni di incapacità ad amministrare con progettualità, al pensare al bene comune come patrimonio collettivo, sembra che si sia pensato a concepire la politica come scalata al potere e, raramente, come operazione di servizio al fine di rendere il territorio fecondo all’intrapresa privata e fertile per la microeconomia. Comprensibile la rabbia dei piccoli imprenditori, condivisibile la disperazione delle famiglie che non hanno luoghi dove passeggiare e dove portare i piccoli per qualche momento di svago all’aria aperta.

La miopia politica ha, di fatto, interrotto ogni sogno di risveglio e di ripresa, si è governata la tifoseria con movimenti e interventi spesso mirati a sostenere qualche iniziativa senza mai porre attenzione alla collettività. Questo il motivo per cui tutti i programmi politici dei candidati che negli anni si sono susseguiti sono sempre stati belle promesse e inutili parole. Pagine buttate al macero, composizione di propositi senza alcun riscontro concreto, parole che sono diventate macerie. Inutili declamazioni, miseri editti e ricette mai applicate.

C’è chi imputa tutto ciò alla “macchina burocratica” e chi all’incapacità di saper progettare ma la verità risiede in un solo pensiero portante: la quasi totale assenza di voto libero e consapevole è, di fatto, la motivazione per cui è stato sottratto il concetto di comunità relegandolo a misera “contrattazione” uno a uno. L’ascolto diventato raccomandazione, il bene comune sacrificato sull’altare del favore e sottratto al diritto. Una misera dinamica capace di distruggere ogni speranza e lasciare sul terreno solo spezzoni ardenti appena arse dal napalm.

Si va al voto con il solito esercito di improvvisati aspiranti consiglieri comunali, si “calano” liste farcite da qualunquismo e prive di ogni riferimento non solo ideologico ma soprattuto culturale. Chi stava da una parte oggi lo trovi dall’altra una sconvolgente improvvisazione motivata dal nulla.

Un vuoto culturale e politico che rappresenta il volto più truce della politica del meridione e che ad Acireale diventa il cuore pulsante di un mostro con mille teste e zero pensieri.

(mAd)

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