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Elezioni regionali – Vecchia nomenclatura e ricicloni

Il centrodestra della novità si ricompatta intorno al candidato presidente Nello Musumeci; si ritrovano tutti come in una rimpatriata di ex liceali. Da La Russa ai cuffariani, lombardiani, malpancisti e Miccichè. Si, proprio quel Miccichè che fu il candidato presidente di una lista che non venne votata neanche dai suoi stessi familiari. Tutti insieme e tutti convinti che il recupero è possibile; gli amanti del “pizzo, pizzetto” corrono uniti per provare a portare la Sicilia a destra, insomma lasciarla dove si trova.  In Sicilia è già visibile il primo atto della perdita della centralità di Forza Italia che con il suo leader in naftalina (il cav. Belluscone) dovrà contenere la ruspa di Salvini e gli animi patriottici dei Fratelli d’Italia. Non crediamo che diventerà bellssima (la Sicilia), temiamo, invece, un devastante ritorno al passato.

La coalizione del PD. Come sempre in tempo di elezioni emergono le questioni  delle tribù interne e dei consociati. Liti, comunicati, incontri. Alfano piace assai in Sicilia, stimato al 6% mentre nel resto del regno italico rappresenta a malapena se stesso. Eppure sono numeri! Dentro Alfano e fuori tutti gli altri. Nella coalizione del PD possiamo individuare una giungla di “personalità”.  Tutti cercano voti per loro stessi e la campagna reclutamento non finisce mai. Chi passa da un personaggio ad un altro, da D’Agostino a Sammartino, da Antony Barbagallo in altri lidi e viceversa con biglietti obliterati e scaduti ma sempre validi. Ad Acireale, per esempio, troveremo a supporto di Sammartino uomini che con questa parvenza di coalizione non hanno mai avuto nulla in comune. Non importa: tutti dentro è il grido che riecheggia nelle segreteria affollate dei leaders.  Poi c’è Crocetta. Prima da solo, poi primarie, poi con Micari. Vabè è Crocetta. E’ un bene che la sinistra (oltre il numero dei consensi) deve cercare nuove sfide e provare a costruire tra le macerie di una società spenta, avvilita e rizzettara. Il paradosso a sinistra è che la povertà avanza e i consensi diminuiscono. Strano modo di interpretare i bisogni.

Fava. Si ripresenta stavolta speriamo che ricordi di avere una residenza al posto giusto per evitare l’errore che comportò la sua esclusione dalla corsa all’ARS nella scorsa elezione. E’ la sinistra siciliana, sempre quella in termini di uomini e numeri. Quella sinistra che non vedi mai durante la legislatura e che poi compare come per magia durante la fase della composizione delle coalizioni. Appare e scompare, appare e scompare, l’intermittenza ideologica che si paga sempre in termini di riscontri elettorali.

Il Movimento 5 Stelle. Cancelleri vola in testa ai sondaggi ma il popolo siciliano è creativo e sorprendente quando si ritrova in mano una scheda e una matita. Tanti potrebbero votare Cancelleri ed eleggerlo presidente della regione Sicilia e gli stessi potrebbero votare in altre direzioni per la composizione del parlamento siciliano. Saranno tempi difficili per Cancelleri qualora venisse eletto presidente. Dovrà chiedere all’aula (ostile) il voto per l’approvazione dei bilanci, dovrà chiedere tanto all’aula e i pentastellati non sono inclini a chiedere qualcosa alle altre forze politiche. Cancelleri nominerà la sua squadra di assessori e dovrà temere che si faranno fuori a vicenda modello Roma. Nel caos della politica zeppa di vecchia nomenclatura e di ricicloni il M5S ha dalla sua la rabbia di quei siciliani che si recheranno alle urne; ovvero una percentuale di minoranza rispetto al numero complessivo dei votanti.

Le elezioni regionali siciliani ancora una volta sono esempi di come i politici nostrani mostrano le loro migliori abilità nello sconfiggere ogni entusiasmo ed ogni voglia di partecipazione. Votare certamente ma anche no.

(mAd)

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