Cataldo Tandoy
Nacque a Bari nel 1913. Successivamente dopo gli studi, vinse il concorso di polizia e venne trasferito ad Agrigento, dove vi arrivò poco prima dell’uccisione del sindacalista Accursio Miraglia a Sciacca. Nel giro di pochi anni scalò tutte le gerarchie della questura fino a diventarne capo della squadra mobile. Fino ad allora non si era mai occupato di questioni mafiose e complotti politici, cose che saranno molto frequenti durante la sua carriera. Si sposò in un appartamento di Raffadali, conosciuto all’epoca con il nome di Palazzo del principe, tra gli anni 1944 e 1946 con Leila Motta, all’epoca circa ventenne e considerata una donna molto bella. Nel luglio 1959 iniziò a trasferirsi a Roma, lasciando la moglie in Sicilia per il disbrigo del trasloco. La raggiunse otto mesi dopo, ma trovò la morte.
Fu ucciso il 30 marzo 1960 nel popolarissimo viale della Vittoria di Agrigento, mentre era in compagnia della moglie. Con lui fu colpito anche, da un proiettile di rimbalzo, Antonio Damanti detto Ninni, un ragazzo che passava di lì casualmente. Dopo la morte si scoprì che aveva appena iniziato a scrivere per il giornale de L’Ora.