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Gli orfani di femminicidio

Approvata la legge (dic. 2017) per il sostegno agli orfani di femminicidio, la legge è stata redatta da Anna Maria Busa (cons. regione Sardegna).

Sono, essenzialmente, cinque i punti centrali della legge. • Il gratuito patrocinio: i figli minori di 26 anni delle vittime uccise dall’altro genitore potranno rivolgersi ad un avvocato senza sostenere alcuna spesa. • È introdotto il sequestro conservativo dei beni dell’omicida, ai fini di risarcire i figli dopo la sentenza definitiva. • Sin dal primo grado il giudice ha l’obbligo di riconoscere il 50% di risarcimento presunto ai figli. • Viene sospeso il diritto alla pensione di reversibilità del congiunto ucciso a partire dal momento della richiesta a rinvio a giudizio del coniuge indagato. • Indegnità a succedere, prima della legge i figli e i familiari della vittima erano costretti ad intentare, e a vincere, una causa civile contro il coniuge omicida per escluderlo dall’eredità, adesso con la nuova legge il coniuge omicida verrà escluso dall’eredità dei beni dell’altro coniuge.

E’ un primo passo verso il sostegno dei figli orfani per causa di femminicidio. Si stima che in Italia sono oltre 1.600 e che almeno l’80% di loro è cresciuto in un clima di violenza domestica continuata. Un’infanzia rubata dal genitore violento, un genitore ucciso, lo sgomento e l’incertezza per il sano sviluppo della personalità, cicatrici e traumi assai difficili da sanare.  L’omicidio di un genitore da parte dell’altro genitore è una dimensione del dolore interiore che mai potrà trovare ristoro e serenità. Ed allora la legge è un primo passo importante ma non determinante per aiutare i poveri orfani di questa piaga sociale che ammorba l’Italia con continuità drammatica, fenomeno violento diffuso e trasversale a tutti i ceti sociali.

Gli orfani di femminicidio sono una moltitudine che rimangono nel silenzio e nella solitudine appena i riflettori si spengono sul fatto di cronaca. A loro rimane un passato violento, un presente difficile e un futuro assai incerto. Bambine e bambini che sono “orfani speciali”, che necessitano attenzione speciale da parte delle istituzioni.

Oltre la legge è stata istituita dall’associazione DIRE (Donne in Rete contro la violenza) il switch off EU, il supporto agli orfani testimoni di femminicidio. Il progetto switch off “vuole comprendere quali risorse, supporti e strategie devono essere  adottate per aiutare gli orfani di femminicidio ad elaborare e superare il trauma e definire linee guida di intervento.  Per questo è importante raccogliere le testimonianze, anche a distanza di molti anni, degli adulti che  hanno vissuto questa tragica esperienza nell’infanzia”.

Si legge nel sito DIRE “Le testimonianze raccolte fino ad oggi rivelano storie di profonda solitudine, e difficoltà anche pratiche e materiali;  – spiega Anna Costanza Baldry, coordinatrice del progetto – è importante uscire dall’ottica dell’emergenza e pensare a progetti di sostegno a lungo termine per i minori che hanno vissuto questa esperienza. Dobbiamo garantire risposte adeguate ai loro bisogni e non dimenticare che spesso sono vittime di uno Stato che non ha avuto la capacità di intervenire efficacemente per impedire il femminicidio”.

Il dramma incessante del fenomeno “femminicidio” crea una spaventosa voragine interiore che ricade sui familiari della donna uccisa e sui tanti figli divenuti orfani per colpa del padre omicida. Un fenomeno che non si riesce a frenare e che provoca ogni anno una strage di donne per mano del loro partner.

Un altro aspetto dovrebbe essere quello della certezza della pena per chi si macchia di questo grave e cruento reato e l’esigenza del la tempestività nel dare seguito alle denunce delle donne che tentano di frenare la violenza avvalendosi dell’aiuto  delle istituzioni e delle forze di polizia.

(mAd)

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