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Il popolo ignorante ama i padroni e sconosce la bellezza

neanderthal-man

Il progetto “ALL” in Italia nel 2003/2004 le indagini svolte su un campione della popolazione compresa tra 16 e 65 anni ha presentato un quadro assai preoccupante. L’indagine svolta su tre livelli di competenza alfabetica funzionale (inferiore, basilare e superiore), ha mostrato che il 46,1% degli Italiani è al primo livello, il 35,1% è al secondo livello e solo il 18,8% è a un livello di più alta competenza.

Nel 2008 il linguista Tullio de Mauro documenta in un suo studio che solo il 20% della popolazione adulta italiana “possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea”.

Se andiamo a vedere la classifica del tasso di alfabetizzazione nel mondo ci accorgiamo con tristezza che l’Italia si trova solo al 54° posto. I primi in questa particolare classifica sono Cuba e Georgia.

Ultimo dato (incredibile) gli analfabeti in Italia sono più di sei milioni secondo uno studio condotto da Saverio Avveduto e pubblicato dall’Università di Castel Sant’Angelo dell’Unla. Ed infine, dobbiamo sapere che Catania con l’8,4% è la grande città più analfabeta d’Italia seguita da Palermo (7,4), Bari (6,7) e Napoli (6,2).

La situazione italiana è, quindi, catastrofica sul piano culturale e le problematiche derivanti da questa penosa situazione si riversano sulla vita sociale e politica. Non è un caso se invece dei grandi riferimenti ideologici crescono (meglio dire ritornano) modalità di trasmissione di concetti semplici e, per questo, vincenti. Non sentiamo quasi mai analisi sul benessere, sulla bellezza, sulla qualità della vita, sul significato reale del lavoro. Non sentiamo mai uno speech intorno al concetto del respiro cosmico e della sua inscindibilità con l’umanità che ne compone uno spicchio, non possiamo più capire da che parte stare per ascoltare e rinvigorirci di cultura politica, di attenzione e chiarimenti sui massimi sistemi, sulla visione del mondo, sul clima, sulla complessità demografica, sulle risorse energetiche e su tante altre questioni che sono solo appannaggio di piccoli club per intellettuali. Al popolo interessa riempire lo stomaco ed ascoltare urla e linguaggi violenti. Al popolo interessa solamente assicurarsi un pasto caldo e un tetto sulla testa anche se questo fa, sempre di più, a pugni con una precaria redistribuzione della ricchezza, con un impoverimento delle risorse, con una tragedia dietro l’altra.

La povertà avanza e con essa l’ignoranza e con l’ignoranza ingrassa il potere. Ed allora la classe operaia, il popolo dei disperati che compone il grande gregge degli ignoranti, vuole sentirsi dire che saranno difesi nei loro squallidi e anacronistici confini territoriali, vogliono sentirsi dire che avranno ancora la possibilità di spendere quaranta anni della loro vita con un lavoro precario e che l’ultimo telefono scatta foto anche con una precaria illuminazione.

E’ un mondo di consumatori poveri, che arrancano tra i debiti, che acquistano la coca cola e odiano chi muore in mezzo al mare. E’ un mondo di ignoranti che ama il grido “ruspa” e non si accorge che quella ruspa ha già distrutto la sua esistenza e quella dei suoi figli. E’ un mondo di schiavi che amano il potere dei ricchi, è un mondo che si aggrega nell’identificazione con il peggiore, perché così lenisce il senso di colpa, attenua l’autolesionismo, ottunde i veri bisogni generando mostri.

Ed allora il popolo ignorante che ama la ruspa, i muri, la razza, le religioni, le divisioni, le guerre, il sapore del sangue, la difesa dei confini e il canto dell’inno nazionale, quel popolo di patria, dio, famiglia e ordine, disciplina e ubbidienza è di fatto il freno allo sviluppo umano.

Tra qualche tempo (dieci anni o cento) quando nel mondo ci sarà una lingua, una razza, una grande splendida motivazione planetaria, quando non saremo divisi dal colore della pelle, dal credo religioso, dal colore di una bandiera, solo allora capiremo che l’ignoranza ha dominato il mondo e il percorso di umanizzazione è stato rallentato dalla miseria degli uomini bruti, dalla violenza del potere e dall’incapacità a percepire il benessere, vedere il cielo, ascoltare il fiume, amare l’Universo di cui siamo parte dell’organismo.

(mAd)

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