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INTERVISTA A SALVATORE LA ROSA, PRESIDENTE DEL TEATRO STABILE DI CATANIA

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Dott. Salvatore La Rosa, come sta affrontando questa sfida della Presidenza del Teatro Stabile di Catania?

Con grande attenzione e cautela. Dopo aver provveduto alla nomina del nuovo Direttore, Giovanni Anfuso, che succederà a Giuseppe Dipasquale a partire dal 1 luglio prossimo, ci stiamo ora concentrando sugli aspetti economici e finanziari.

La nomina di Anfuso è stata preceduta da molte polemiche. In particolare, è stata criticata la posizione assunta nei confronti di Moni Ovadia, che si era candidato. Come mai un nome così prestigioso non è stato preso in considerazione?

Ci sono pervenute diverse auto-candidature, tutte interessanti e degne. Dietro la nomina di Anfuso c’è, invece, una netta indicazione dei soci, espressa in modo formale in Assemblea, e c’è un progetto per il futuro dello Stabile. Le polemiche attorno allo Stabile ci sono sempre state e sempre ci saranno. E’ una conseguenza dell’amore della Città per questa istituzione. Non oso immaginare, ad esempio, le polemiche che ci avrebbero sommerso nel caso di nomina di un non siciliano come Moni Ovadia: si sarebbe gridato alla sicilianità tradita, ci avrebbero accusato di esterofilia e di non voler valorizzare i talenti etnei, ci si sarebbe appellati persino allo Statuto che all’art.7 parla espressamente di “Teatro Siciliano”. La cultura catanese sarebbe insorta contro la colonizzazione! Ricordiamo tutti le recenti polemiche contro il ministro Franceschini per la nomina di direttori stranieri agli Uffizi e a Brera. La verità è che qualsiasi scelta non è scevra da critiche e scontenterà sempre qualcuno. Ma in fondo è bene che sia così.

Eppure c’è chi accusa la politica di ingerenza. Pietrangelo Buttafuoco, già Presidente dello Stabile dal 2007 al 2012, ad esempio, critica ferocemente le scelte effettuate in merito alla nomina di Presidente e Direttore.

Buttafuoco, nominato in epoca Cuffaro, non riuscirà a farmi polemizzare con lui. Ho troppa considerazione della sua persona. Io sono un Presidente con una mission diversa da quella dei miei predecessori, i quali avevano più un ruolo di “rappresentanza”culturale e politica. Oggi occorre un presidente che dia un deciso orientamento imprenditoriale all’Ente. Gli anni di Buttafuoco non sono certo stati privi di criticità. In quel periodo quanti abbonamenti perdette lo Stabile? La sortita di Buttafuoco mi è piuttosto sembrata una “pigghiata ‘mprima ppi truvarisi avanti”. Oggi lo Stabile versa in condizioni finanziarie assai critiche. Ma vorrei tranquillizzare Pietrangelo Buttafuoco; nessuno vuole criticare le passate gestioni. Adesso è necessario guardare al futuro, anche se, prima o poi, eventuali responsabilità emergeranno.

Quanto è grave la situazione finanziaria dello Stabile?

Stiamo avviando una ricognizione completa che ci consentirà a breve di fare il punto della situazione. Solo allora potremo valutare compiutamente il da farsi e quindi decidere, in condivisione con i soci, sulle misure più opportune da intraprendere per consentire la sopravvivenza e il rilancio dello Stabile di Catania.

Prima affermava che dietro la nomina di Anfuso c’è un progetto. Può essere più preciso?

L’intento è di radicare lo Stabile nella realtà territoriale più di quanto non lo sia adesso. E non mi riferisco solo agli abbonamenti, che però devono sicuramente crescere per incrementare il grado di autonomia finanziaria dell’Ente; mi riferisco anche ad un rapporto con le altre realtà culturali: Vogliamo mettere in cantiere collaborazioni, coproduzioni, rapporti con gli artisti e i talenti di cui è ricca la Sicilia. Il Teatro Stabile come luogo di incontro tra recitazione, arti visive, letteratura, musica e design. Un laboratorio multidisciplinare e aperto.

Ci può dire qual è la misura del suo compenso per la carica di Presidente?

Lo Statuto non prevede alcun compenso, né gettoni di presenza. E questo vale sia per il Presidente che per tutti i componenti del Consiglio di Amministrazione.

Catania, 8 marzo 2016
(sdm)

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