venerdì, Marzo 29, 2024
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Ipab Oasi Cristo Re (Jan Lievens – Pilate Washing his Hands)

ACIREALE – Le Ipab siciliane, antico carrozzone clientelare, oggi sono divise in due categorie: quelle che non producono servizi per la collettività e quelle, che pur offrendo una significativa azione di ausilio sociale, sono al collasso economico – finanziario. Quello che potrebbe considerarsi un paradosso è di fatto il classico “nodo che arriva al pettine”.

Da un paio di decenni ogni attività, ogni dinamica è sottoposta al criterio della monetizzazione e della redditività e, questo passaggio epocale, ogni giorno che passa diventa sempre più un concetto socialmente e culturalmente normale: diciamo l’unico requisito per esistere. Il passivo è considerato sempre abominio e insulto alla logica liberista della produzione economica, dimenticando sempre più spesso che il potere di acquisto non è e non deve essere il passaporto per una serena vecchiaia e per una dignitosa esistenza, dimenticando sempre più spesso che la forbice tra ricchi e poveri si allarga sempre di più e che quasi il 50% dei siciliani è ai confini della soglia di povertà. Si cerca, nel privato come nel pubblico, il riscontro economico, quel requisito che viene indicato come “bancabilità”.

Il terrore di tutte le amministrazioni pubbliche è il deficit, il dissesto economico, il far quadrare i conti, un aspetto che potrebbe essere virtuoso solo ed esclusivamente se fosse, non dico debellata, ma almeno fortemente contrastata la corruzione, l’evasione fiscale e le mafie. Davanti a questi scenari gli amministratori sono diventati tutti come il ragioniere Filini consegnati alle logiche del mercato e del bilancio con un atteggiamento di supina adorazione e sottomissione e quando si accenna alla necessità che hanno alcuni settori che offrono servizi alla collettività di pensare meno ai bilanci e più alla qualità dei servizi, allora si viene presi per folli, pensatori senza alcuna aderenza con la realtà.

Osservando le “cose pubbliche” siciliane ci rendiamo conto che tanto è stato usato dalla politica per produrre clientela per produrre sacche di ricattabilità, poi, lentamente e inesorabilmente, le questioni sono venute a galla e i conti diventano più importanti della stessa clientela. E così dopo decenni di mungitura della vacca, la povera mucca scheletrica e claudicante viene abbattuta lasciandola morire di fame in un prato senza più un filo d’erba, in uno spazio senza futuro. E’ la politica clientelare che ha prodott i passivi negli Enti di loro diretta gestione e, dopo il disastro, ecco che si decide freddamente di lavarsene le mani, non sentire, non vedere ma parlare tanto, spesso troppo e senza alcuna ricaduta concreta.

Brutta cosa vedere il fallimento degli Enti pubblici, brutto segnale che mostra chiaramente come in Italia e in particolare in Sicilia il pubblico è stato sempre visto e gestito come “cosa propria” e non come fattore di interesse collettivo; poi i commissari straordinari, i liquidatori, il fallimento, i privati che si appropriano di tutto con prezzi da “asta fallimentare”. Ed ecco che si edifica e si inaugura, con soldi pubblici, il centro polifunzionale delle Terme (mai usato), ecco che si fallisce in ogni situazione in cui certa politica mette le mani.

Pilato in fin dei conti si allineò alla logica imperiale “che decida il potere ecclesiastico”, lasciò decidere la sorte di Cristo ad Hanna e Caifa perché tutto doveva e deve rimanere sotto la logica dello status quo ed ogni riferimento all’Uomo svanisce di fronte alla logica del denaro e del potere.

(mAd)

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