Riceviamo e pubblichiamo
AVEVO SPERATO IN PIERO GRASSO
Le forti emozioni, collettive, non sono piĆ¹ di questo tempo, di questa morta gora. Tuttavia sono sicurissimo che a tanti siciliani, tra ieri e oggi, il cuore ha trasalito almeno un paio di volte: la prima ieri, quando si seppe che Pietro Grasso, il presidente del Senato, aveva detto ānƬā alla proposta di governare la Sicilia; la seconda oggi, ed ĆØ stato scoramento totale, quando si ĆØ saputo che, dopo una mattinata passata… con Orlando…. a valutare i riflessi istituzionali di una simile prospettiva, Piero ha rinunciato decisamente,pur protestando il suo amore per questa Terra. La stampa maligna attribuendo il veto alla moglie con lā āhic manebimus optimeā in favore della comoda residenza romana e tirando in ballo lo āius soliā di cui Grasso sarebbe convinto di essere pilastro nelle prossime battaglie parlamentari, ma anche i giornalisti non sanno dissimulare le emozioni: cosƬ ammettono che le speranze nutrite oltre che dalla gente comune anche da gran parte del personale politico siciliano eranoāsincereā.
No, Pietro, no. A settantadue anni, quanti ne hai, avresti dato un esempio di altissimo patriottismo e di consapevolezza storica accettando di concludere con cinque anni di buon governo nella tua Terra la tua pur brillante carriera. Capisco che il compito ĆØ poderoso e potrebbe riservare rischi massimi, non escluso quello della vita. Ma ĆØ la Sicilia che ti ha generato e ti ha guidato dentro la Storia, e in un tempo come il nostro, dove si preferisce puntare tutte le attenzioni su Prodi e le sue infantili alchimie, la tua rivoluzione avrebbe unito i siciliani per tornare a sperare, a lavorare, a vivere.
No, Pietro, il tuo non ĆØ, o non ĆØ piĆ¹, amore. E meno che mai lo ĆØ quello del Pd, che con una āingenuitĆ ā indegna di un partito che compirĆ tra breve cento anni, ha fatto credere, anche se per poco, che stavi per accettare e che ti portava in palma di mano. Vallo a trovare un altro di egual caratura!
Devi sapere che avevi suscitato qualcosa di indicibile anche nei piĆ¹ disincantati. Ma a te, ormai, non importa. Goditi Roma.
Ivan Castrogiovanni