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Ivan Castrogiovanni: Chi governerà la Sicilia

Pubblichiamo uno scritto fattoci pervenire dal libero navigatore Arch. Ivan Castrogiovanni

Questo articolo uscì su La Sicilia del 30 ottobre 2012, quando già si sapeva che a vincere le elezioni regionali era stato Crocetta: ma io l’avevo scritto parecchio prima, alla chiusura dei seggi. Cos’è cambiato rispetto a cinque anni fa? Niente. Anzi, no: rispetto ad allora la Chiesa, specie quella locale, è tornata prepotentemente in politica con spregiudicate mire specialmente economiche, in questo contraddicendo papa Francesco che vorrebbe una chiesa “povera”.
I.C.

CHI GOVERNERÀ LA SICILIA?
Scrivo quando ancora non si sa niente delle quote ottenute dai concorrenti alla presidenza della Regione. Ma poco importa. Il vero risultato, il più punitivo nella storia d’Italia, è quel cinquantadue e rotti per cento che non ha votato. Stavolta i siciliani non si sono affidati ai capibastone, ma nemmeno ai ciarlatani e neppure ai dilettanti. Ne ho avuto la netta sensazione dalla…monnezza, che è rimasta a montagne in giro per i paesi e le campagne. Normalmente, alla vigilia della elezioni, in tempo di vacche grasse, si puliva un po’, si asfaltava qualche strada, si dicevano più messe. Stavolta anche i preti si sono affrettati a prendere le distanze. Orlando dice che questa è la Waterloo dei partiti e che lui dimostrerebbe, con la trasversalità del voto che lo ha portato a tornare sindaco di Palermo, che la gente si concentra sulle personalità. Non è così: qui non c’è più neanche traccia di un presunto messianismo, e si è visto chiaro, ripeto, che davanti alla catastrofe che fa dire a Mario Ciancio Sanfilippo nel suo editoriale che non si può aspettare oltre i cento giorni e poi ben venga “un bel commissario”, la Sicilia è stata affidata a dilettanti allo sbaraglio, che non hanno goduto neanche dell’assistenza degli esperti economici e strategici dei partiti, inventando, letteralmente, programmi che definire ingenui e stereotipati sarebbe eufemistico. Una cosa sola raccomando a chi ce la farà: premesso che un popolo e l’altro sul collo gli alita, nel senso che egli non sarà mai il presidente di tutti i siciliani, si affretti a aprire le consultazioni col nostro popolo nei comuni, nelle scuole e università, nei residui luoghi di produzione, per sapere in quale direzione bisogna andare. Nonostante non mi faccia per niente simpatia, De Benedetti ha ragione quando dice che, escluso il regime impositivo del governo, non si capisce dove l’Italia vada. E neanche la Sicilia.
Ivan Castrogiovanni

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