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Ivan Castrogiovanni: I doveri di un Sindaco

Questo articolo, con cui mi cimento per la prima o tra le prime volte a ricordare a tutti, a tutti, quali sono i doveri di un sindaco, è privo dei pur necessari riferimenti di legge per dargli autorevolezza. Ma bisogna pur cominciare: se ne parla solo in periodo d’elezioni, per pronunciare nelle televisioni e radio locali, in internet e sulla carta stampata, una vuota serie di frasi fatte, stucchevoli, tra cui spicca (ricordo uno che fu sindaco più di vent’anni fa) l’evangelico “ ho accettato per spirito di servizio”.
Mi auguro che i mille e passa lettori che normalmente mi seguono su Fancity facciano l’identikit del sindaco che vorrebbero, nella speranza che ai luoghi comuni si sostituiscano idee, idee che affondino nella storia, individuale e collettiva, nel pensiero politico per chi ce l’ha, nel ricordo circostanziato, vivificate dalla propria competenza , dalla propria titanica solitudine. Non è necessario essere colti: importante è essere soli.
Notavo diversi anni fa, in occasione della presentazione di un candidato sindaco che, non troppo convintamente, decisi di appoggiare (ma il mio appello non venne pubblicato dai giornali locali) che la nostra città non ha mai avuto un sindaco realmente laico, uno cioè che non fosse cattolico (leggasi sostenuto dalle potenti parrocchie del centro e delle frazioni) ma neanche municipalista alla Biagio Scuderi (“la grande Aci”) o più recenti epigoni di cui non rimane arte e neanche parte. L’unico tentativo, andato a vuoto, di spostarsi verso un timido cattolicesimo martinazzoliano fu fatto con Agostino Pennisi (cui indirizzai una lettera durante la campagna elettorale con la quale lo mettevo in guardia dal manipolo che lo aveva letteralmente blindato, senza che questo significasse per lui avere minimamente conforto e sostegno nei momenti più duri, basta vedere il ruolo neutralmente inattivo e inoperante di Sebi Leonardi che non mosse un dito nel 1999). Agostino, inesperto ma per questo non indegno di sostegno, non mi ascoltò, anche se per merito suo potei celebrare con gran partecipazione di cittadini i duecento anni dalla nascita di Lionardo Vigo, che grandi insegnamenti ha lasciato sulle sventure degli acesi. Vigo considerava Aci, comunque, norma per gli altri comuni siciliani, almeno quelli di una certa dimensione.
Dicevo, un sindaco laico, almeno uno ogni cinquant’anni.Ne ha avuti più Giarre che Aci. Per non ricordare il De Felice Giuffrida di Catania, ma erano tempi di assalto ai forni del pane.
Ho sempre pensato a una bella figura, dal viso buono e intelligente, di ottima cultura socialista e schivo dalle parole di troppo, capace di fare un gran lavoro di base, legato da un rapporto di amore sereno per il popolo: è Turi Aretusa, il sindaco e il senatore che non abbiamo mai avuto. Gli mando un abbraccio forte e commosso. Insisto sulla questione del sindaco laico perché non si può votare sempre sindaci che si proclamano cattolici, salvo poi a essere sempre contestati dall’opinione pubblica. Possibile che Aci non esprima altro?
Quali doveri, dunque? Intanto, il sindaco deve meritarsi quei cinquemila ( o più) euro mensili di indennità ricordando che ci sono cittadini che vivono anche in silenzio povertà più o meno disperate,dimostrando davvero che la sua è una missione, una missione universale nel senso che egli deve sentirsi in ogni fibra al servizio dei cittadini, senza mai concedersi tregua, senza indulgere mai con sé stesso, affinando costantemente l’arte del governo col conseguimento , anche nei momenti bui, di successi nella risoluzione di problemi strutturali, ricercando l’unità coi comuni circonvicini, sollecitando costantemente la Città metropolitana a interagire con noi.
Il sindaco deve per primo condannare in modo netto e senza omissioni il comportamento scorretto dei membri del suo governo, come anche dei consiglieri comunali e, naturalmente, del personale amministrativo. Una cosa che i sindaci di Acireale non hanno mai fatto è la ricognizione del patrimonio comunale e gli sforzi per tornare in possesso di beni che appartengono al popolo, che sono sacri.
Il sindaco deve, appunto, avere, e far sapere che ha, un sacro rispetto del bene pubblico, da anteporre a chiunque, incrementando le casse comunali con l’invito ai cittadini a contribuire con tutti i sistemi legali possibile, interessandosi particolarmente dell’economia e della produzione. Il sindaco deve salvaguardare la proprietà comunale e comunque quella presente nel territorio del comune dalla derelizione e dalla distruzione. Il sindaco deve andare alla radice dei problemi e scoprire perché alcuni cittadini propongono sistemi per risolverli diversi dai suoi.
Il sindaco deve agire in totale autonomia di giudizio e avere perfetta coerenza tra i mali che ha denunciato quando non ricopriva l’incarico, e gli stessi mali che perdurano durante il suo mandato. Il sindaco deve appartenere solo a sé stesso.
Il sindaco deve cercare di estirpare le associazioni mafiose che agiscono nel Comune, contrastandole con strumenti quanto più mirati. Il sindaco deve accettare dalla Chiesa cattolica collaborazione leale, franca, subito percepibile dal popolo, senza interessi .Questa, ripeto, è solo una rassegna velocissima dei doveri del sindaco.
Ivan Castrogiovanni

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