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La notte del terremoto, un mese dopo

ACIREALE – S. Stefano, 3:19 della notte, lei mi chiama “Mario, Mario”, io resto con una mano che stringe le coperte, i figli sono saltati fuori dal letto. Tutto trema e sembra non finire mai. Il terremoto. “E’ stato forte, questa volta”. Ed io penso che c’è sempre una volta in cui le cose non vanno come dovrebbero andare, c’è sempre un momento in cui succedono i disastri, quegli eventi che vediamo alla televisione, improvvisamente diventano i nostri eventi, sta capitando a noi.

Restiamo fermipoi, tutti insieme, decidiamo di andare a largo Vecchio, non ci sentiamo sicuri a casa, non vogliamo stare dentro casa che, improvvisamente, non accoglie ma sembra potersi trasformare in una trappola mortale.  Appena giunti al “com” comprendiamo meglio (ma non abbastanza) la portata dell’evento sismico, tutto è già affollato di persone, giungono automobili da tutte le strade, si crea fila e ingorgo, fa freddo e buio e gli sguardi sono tutti uguali. Confusi, persi nella notte, in silenzio, non ci si parla, non c’è nulla da dire. Siamo tutti dentro lo stesso incubo, abbiamo tutti la stessa paura, siamo tutti nella stessa situazione ed ecco che mi ritorna in mente il motivo della mia esistenza: empatia, condivisione, solidarietà, umanità.

4:20 della notte, siamo ancora a largo Vecchio, dentro l’automobile fa freddo, il bambino, seduto in silenzio, è stato immerso in una situazione straordinaria e capisco perfettamente che sta vivendo quei momenti che non si dimenticheranno mai. Ascoltiamo la radio e provo a sdrammatizzare “è tutto finito, ora torniamo a dormire” ma so bene che non è così. Nelle ore di panico e di silenzi ho già avuto notizie che il terremoto ha colpito forte Pennisi, Piano D’Api, Fiandaca, Zafferana, Fleri e chissà cosa è successo alle persone. Vi sono morti, feriti, quanti sfollati? Le auto dei vigili urbani, della protezione civile, le ambulanze, il caos a largo Vecchio, sindaco e assessore in movimento nel cuore della notte. Il fatto è grave non vi sono dubbi.

5:15 del mattino, torniamo a casa. Siamo infreddoliti, siamo tutti nello stesso letto in silenzio. Poi inizio a giocare con il bambino. Il gioco ci unisce da sempre e sono convinto che giocare è la migliore risposta alla paura. Passano le ore, la luce inonda la città, le notizie sono chiare a tutti. Il sisma 4.8 ha devastato alcune frazioni, ci sono tanti che hanno perso la casa ed ogni cosa, hanno perso tutti in pochi secondi. Penso che bisogna darsi da fare per divulgare il fatto, con i miei mezzi, con tutto quello che posso, in tutti i modi possibili, senza risparmio di energia.

8:25 del mattino la città è in ginocchio. Tutte le sigle sono attive. Coc, com, vigili del fuoco, amministrazione comunale, la protezione civile, si corre, occhi stanchi, visi tirati. Parlo con il sindaco, con l’assessore, con i vigili del fuoco. Raccolgo le dichiarazioni e metto tutto online. Siamo stati colpiti dal terremoto, l’Etna ha ruggito, ha scosso la terra. La solita maledetta faglia si è mossa, case a terra, chiese colpite e danneggiate, gente fuori di casa, le frazioni a monte che piangono per la devastazione.

9:40 del mattino, in silenzio, fumando e infreddolito rientro a casa. Siamo tutti scossi ma non c’è tempo per le paure, ritorno in strada, alla protezione civile c’è un via vai incredibile, presto sarà montato il campo dei vigili del fuoco. Automezzi, ruspe e gru si metteranno in movimento. Si cercheranno alloggi per gli sfollati, bisognerà riempire moduli, sperare negli aiuti dello Stato, sperare che la vita ritorna presto e bene per chi è stato colpito dal sisma, per chi ha perso le speranze ed il futuro in pochi secondi.

Pennisi, Piano D’Api, Fiandaca, Zafferana, Fleri, Aci Catena, Aci Sant’Antonio diventeranno teatro per i politici. Le passerelle, le parole di conforto, gli impegni che si prendono in questi casi sono lo stereotipo consueto di ogni evento calamitoso. Poi da domani si combatterà con la burocrazia, con il tempo che scorre inesorabile, con le tante richieste, con le ferite che restano aperte per decenni.

(mAd)

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