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Lucio Messina: Poesia Scalota

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                                          Poesia scalota

Tutte le volte che costeggio con la mia barca la costa di Santa Maria la Scala, metto il motore al minimo per gustare uno spettacolo che sempre mi affascina con la stessa intensità, come se fosse la prima volta. Osservo gli spettacolari basalti colonnari, ormai privi del famoso pugno, i turisti che scendono dall’ascensore scavato nella roccia e più avanti la splendida villa du cavaleri Puglisi-Cosentino. Rallento, ancor più, all’ingresso del porto, dopo avere superato la pietra “Sappa”, dove la bella Madonnina della Scala domina e sembra stendere un manto protettivo su tutto ciò che la circonda. L’intramontabile Carmelo Strano, insuperabile arrostitore di pesce, una volta collaborato nell’attività da Santu da Scala(poi divenuto una delle anime della frazione marinara), serve gustosi piatti ai propri clienti nell’affaccio di fronte alla sua trattoria. Giro lo sguardo a sinistra ed osservo i soliti incalliti giocatori che si contendono l’ennesima partita a carte, con l’accanimento gestuale dello scaloto, su un tavolo occasionale oppure sul pilastro della ringhiera. Alle spalle si intravede l’ottima e generosa signora Tanina a servire la migliore granita della Sicilia, tutta natura e genuinità, un vero marchio DOC. Più avanti, dove ricordo le lenzuola stese sugli scogli e l’acqua della Za Putenzia, comincio a sentire più intensamente i profumi delle alghe verdi che si formano sul fondo lavico dal misto delle acque salate e di quelle dolci che da più rivoletti scendono a mare formando ancora anche quel mauro,purtroppo ormai in fase di estinzione, che riusciamo a trovare noi che conosciamo, palmo a palmo, tutti gli scogli della via Molino. Più avanti si notano gli avventori del ristorante, l’assembramento della passerella e l’intramontabile “Mulino” dei fratelli Vasta: una istituzione che ha fatto la storia del luogo, da diverse generazioni. Il tragitto continua fino alle cocole, dietro al mulino dove si raccolgono numerosi bagnanti, con un vocio che rimbomba forte nelle incavità della Timpa. Nella parte alta delle “Chiazzette” si erge maestosa la Fortezza del Tocco da dove si osserva uno spettacolo ineguagliabile e stupendo: qui il tempo sembra essersi fermato e la natura generosa si mostra, ancora, sorridente con i suoi colori, sapori e profumi straordinari. E l’immaginazione mi fa rivedere le figure caratteristiche: u zu Turi a vecchia che pescava le occhiate davanti la casa dei miei nonni, mentre il figlio con una bilancina le vendeva ancora saltellanti, Turi Carretto, la signorina Maria che con passo da mezzofondista elegante saliva le chiazzette con la truscia in testa, la numerosa famiglia dei Salvini, con Caddè e la bellissima sig.ra Palumma in prima linea, i Greco, i Pennisi, i Fichera, Arcidiacono, u capitanu, Don Giovanni a bettola, Orazio Panazzo, u zu Vanni, zu Paulu e Turi u mattu, a za Rusina ,Bastianu Spitellu, Eli Saccu, a za Tana, i Pacchella e tanti altri, testimonianze di un passato e di un presente che provocano sensazioni che colpiscono direttamente l’animo.   Tutto questo è poesia.

A me, scaloto acquisito da sempre, che da sempre ama questi luoghi ed i suoi abitanti, per favore, non toglietemi queste emozioni e questi ricordi, con inutili polemiche e cattiveria umana, purtroppo sempre più prevalenti ai nostri giorni.
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