A proposito dei gettoni commissione intascati dai consiglieri comunali di Messina, il prof. Alfonso Sciacca scrive una precisa nota nel suo profilo facebook che riportiamo di seguito.
“Un giudice di Messina inventa una severa punizione. Una burla umiliante più che una condanna!
Alcuni consiglieri comunali di Messina partecipavano alle commissioni comunali firmando e subito dopo scappando via. L’importante era intascare la prevista indennità. Un fatto deplorevole. Accade. Anche ciò che è deplorevole e vergognoso ha diritto di cittadinanza nella nostra società. Ma il giudice li ha castigati. Non li ha condannati: ma solo castigati come si fa a scuola con i ragazzi indisciplinati. D’ora in poi, quando partecipano ai “lavori” delle commissioni, per ottenere l’indennità hanno l’obbligo, dinanzi ai vigili urbani, di firmare un minuto prima dell’inizio dei lavori e un minuto dopo la chiusura. Una umiliazione. Secondo me essi avrebbero dovuto essere condannati a norma delle leggi vigenti. Alla reclusione, o al rimborso di tutte le indennità percepite indegnamente. Questa, invece, è un’umiliazione che, bene o male, si riflette su tutta la classe politica. Una sorta d sfregio alla politica. Da parte della magistratura che oggi contende alla politica il primato sociale e il potere politico. Secondo me quel magistrato ha voluto attraverso una condanna burlesca infliggere una severa umiliazione alla classe politica. La quale, invece, va condannata come si deve, con le pene più spietate, fatto salvo, tuttavia, il diritto di essere ancora considerata quello che essa deve essere: la classe dirigente della società italiana. La colpa infine è del popolo “sovrano!” che vota e che non sa distinguere i capaci dagli incapaci: anzi, inclina verso gli incapaci, perché gli altri, i capaci devono essere messi da parte. E non solo in politica. Ma dovunque. Starei per dire anche nella carriera ecclesiastica. Quanti incapaci sono stati eletti vescovi; e quanti capaci sono ancora a fare il parroco in desolate contrade della nostra diocesi, tutta la politica, ne esce umiliata”.
(Alfonso Sciacca)
