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Piccola storia delle Aci – 11 gennaio 1693, memorie storiche di Mons. Bella Vescovo.

Ma agli undici Gennaio, a ventun’ora fu l’orrenda catastrofe, di cui più lagrimevole Sicilia non ricorda. Io non fo della retorica, nè mi dilavo in descrizioni generali: faccio piuttosto il cronista locale. Caddero le più fiorenti città: centomila uomini restarono sotto le macerie: tutti ii paesi che formavano la ricca collana dell’Etna, diventarono un mucchio di ruderi. Catania vide strapparsi dal fianco quindicimila figliuoli, settecentotrentanove Aci Reale e duemila feriti: Nicolosi, Pedara, Trecastagne, Viagrande atterrati dalle fondamenta. Anche nella nostra città di S.Antonio e Filippo non restò quasi pietra sopra pietra. Milletrecentotrentacinque uomini vi perirono secondo il Bocconi, seicentocinquantaquattro secondo Cherubino Alliotta ed il Privitera. La chiesa maggiore di S. Maria della Catena rovinò intera; solo mal messa rimase in piedi la cappella della Madonna e la nicchia entro cui conservavasi la sua statua. A non minore disastro fu sottoposta la parrocchia di S. Maria della Consolazione, anzi a peggiore: le case tutte sbattute al suolo e con quarantanove morti. Il quartiere di S. Giacomo fu orrendamente squassato, il quartiere di S.Filippo tutto quanto abbattuto; quello di S.Lucia non presentò che un mucchio di macerie. In questa la chiesa fu atterrata del tutto; nella Matrice di S.Filippo cadde il muro anteriore, precipitò il tetto, si spezzò a mezzo il muro di ponente trascinando seco l’icona grande dell’altare maggiore ch’era costata onze duegento. nel quartiere poi di S.Antonio quasi tutti gli edifizi furono posti a soqquadro: le chiese di S.Biagio, di nostra Donna delle Grazie ruinarono, il convento dei Padri Mercedari non presentò vestigio, cadde l’altro di Valverde, la chiesa Madre fu ridotta ad un mucchio di pietre, talchè abbisognò portare il SS. Sacramento in umile casuccia. Di tutti gli edifizi non restarono in tutta la città che poche case, alcune nel quartiere di S.Antonio, altre in quello della catena, ed in questa il convento dei Riformati, in buona parte sdrucito.

Al Capo dei Molini videsi tremenda spaventevole scena. si aprì la terra, inghiottì due infelici e si richiuse. Il loro caso sarebbe rimasto occulto se una pallida mano emergente dalla terra non avesse manifestato il tristo lagrimevole avvenimento.

Tra i quartieri più danneggiati furono s.Antonio, S.Filippo, Trezza e consolazione; alla Catena le case caddero tutte o quasi: ma i morti furono relativamente pochi, come tradizione e vecchie scritture concordemente asseriscono: il popolo credente l’addebbitò  a speciale protezione di Maria della catena, ed ogni anno ne celebra l’affettuosa ricorrenza.

“Memorie Storiche del Comune di Aci Catena” di Mons. Salvatore Bella 1892

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