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Piccola storia di Jaci – 2° centenario del terremoto del 1818

Quest’anno ricorre il secondo centenario del terremoto che causo molti danni nel territorio Acese e in molti comuni limitrofi. Il prof. Gaetano Vasta nel suo libro intitolato “Aciplatani tra storia e leggenda” descriveva l’evento distruttivo soffermandosi in particolare sul quartiere di Aciplatani citando in modo particolare le memorie dello storico acese Sac. Giuseppe Ragonisi conservate alla biblioteca Zelantea di Acireale.

“Il 20 febbraio 1818 un terremoto di rilevante potenza colpì ancora il nostro centro e molti altri viciniori, La sera di quel giorno era piuttosto tiepida “termperatura anzichè fresca e la Luna piena che saliva dall’Orizzonte in un cielo sereno ne formava una sera di primavera” (cit. Ragonisi) Alla prima ora della notte (verso le 18.00), ecco verificarsi la tragedia che in men che non si dica produsse danni, rovine e morte. Ci furono tre scosse ondulatorio – sussultorie, che per fortuna, essendo ancora di prima sera, permisero a quasi tutte le persone di porsi in salvo. “Il cupo fremito prodotto dagli attriti e somigliantissimo al fragore del mare, che mugghi, ci tenne incerti al primo urto, stupiti e immoti, ma fuggimmo smarriti al secondo urto implorando pietà”. (cit. Ragonisi)  “ Cessò finalmente dopo circa cinquanta secondi l’orrido tremuoto che si fece sentire in tre colpi, ma gli effetti ne furono funesti” (Cit. Ragonisi). Le scosse furono funeste così poderose da provocare danni gravissimi sopratutto alle cose, i Magazzini del fortino detto il Tocco, il muro orientale del Salone della Casa del Senato (odierno Palazzo di Città); quasi tutte le chiese rimasero danneggiate. I maggiori danni si contarono allora nel centro di Aciplatani col crollo di “molte casucce nella Parrocchia delli Platanj, dove vi fu mortalità d’animali da soma rimasti schiacciati” (cit. Ragonisi) e morirono due donne. Il Ragonisi ci dà ancora altri particolari: “Dalla Chiesa di S. Maria del Carmine ne sono a terra le ali e il coro, sfasciata n’e la nave, e il campanile, a terra la volta della chiesa di San Giuseppe, già sconquassata, e il piccolo campanile della Pietà nella stessa Parrocchia.

Questo ciò che sappiamo dal Ragonisi, ma gli altri non forniscono alcuna notizia. Eppure quella fu per Aciplatani una vera e propria sciagura . Stando a quanto riferisce Agatino Longo,nella sua Memoria sul Tremuoto del 20 febbraio 1818 stamperia de’ Regi Studi Catania 1818, “Nel quartiere delli Platanj 170 case atterrate, il rimanente assai danneggiato”. Il Longo era professore di fisica sperimentale all’Università di Catania. Le scosse si susseguirono nei giorni seguenti in tre riprese: il 22 febbrario, l’ 1 e il 5 marzo.”

Sin qui le ricerche storiche del prof. Tanino Vasta sugli effetti del sisma nella borgata di Aciplatani. Dopo il sisma iniziava l’opera di ricostruzione affidata al duca di Sanmartino Intendente per il circondario di Catania

Aciplatani tra storia e leggenda – prof. Gaetano Vasta.

 

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