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Piccola storia di Jaci – Acireale, città di scapoli, 1836

“Danneggia Aci-Reale l’eccessivo amore del celibato: sono fra 19743 cittadini 12695 celibi! E oltre 2000 fra questi hanno voto di castita”.

Lionardo Vigo nella sua “Storia di Acireale, tra i tanti vizi e virtù della “gens acitana” descriveva, con queste parole, la spiccata propensione a vivere da celibi o nubili. Nelle famiglie nobili si tendeva a incrementare i patrimoni e si evitava di frazionarli tra gli eredi, infatti molti figli cadetti intraprendevano la carriera ecclesiastica mentre per le figlie c’era la via del convento o vivere a casa conducendo una vita monacale, le cosiddette monache di casa. Il termine “bizzocchi” derivava da una confraternita operante in città, le Nobili Pinzocchere dell’Ufficio della Notte. Contro questa “moda” anche lo Stato cercò di contrastarla con l’applicazione della “Tassa sul Celibato”, le ultime imposizioni fiscali risalgono al periodo fascista.

 

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