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Piccola storia di Jaci – Fra Ginepro contro l’elezione degli avvocati, 1883 – 1890

Il Cav. Di Maria nel suo libro “Fine Ottocento ad Acireale” dedica un capitolo a Francesco Badalà Scuderi e al suo libro “La cella di Fra Ginepro” , una raccolta di articoli pubblicati tra 1874 e il 1891. Nel libro, il Badalà compare vestito da frate ma è uno degli anticlericali più in vista di Acireale. In uno dei paragrafi si occupa delle elezioni politiche del gennaio 1883 (in effetti le elezioni si svolsero tra il 29 ottobre (1º turno) e il 5 novembre (ballottaggi) 1882). e la sua avversione verso l’elezione di deputati – avvocati.

Da buon conservatore, ha scarsa simpatia per i deputati-avvocati e nelle elezioni politiche del Gennaio 1883 si schiera a favore di Grassi Pasini (padre dell’avv. Grassi Voces) perchè oltre alle qualità di perfetto gentiluomo, di buon padre di famiglia e di esperto amministratore, è un ricco generoso proprietario  “e questo sì è, a nostro parere, uno dei titoli che maggiormente concorrono a suo favore. Ed invero se si bada alla guerra accanita e di distruzione che governo e fisco fanno alla proprietà, colpita da tasse, balzelli ed angherie (anche allora!), se si considera la massima parte dei rappresentanti della nazione essere avvocati, medici, professori ecc. e pochissimi i possidenti, facilmente si converrà essere necessario mandare un proprietario che i diritti e gl’interessi della proprietà sappia e possa difendere e tutelare. Il nostro territorio e eminentemente, anzi esclusivamente, agricolo; sulla proprietà è basata ogni nostra risorsa ed industria e per quella concatenazione di bisogni ed interessi, che sono i legami della società, tutti, dall’artigiano all’opulento, della proprietà si trae sussistenza e benessere” (opuscolo 3 gennaio 1883).

Su questa tenace avversione per i deputati – avvocati e sulla preferenza per quelli proprietari – agricoltori torna ancora nell’opuscolo del 1890 col quale caldeggia la rielezione degli onorevoli Grassi Pasini e Nicolosi: ” ogni nostra risorsa, ogni nostra ragione di esistenza, ci viene dai campi e dalla agricoltura; altro non abbiamo. Da noi non macchine, non laboratori, non opifici, non industrie; solo vigneti e giardini di aranci e limoni. Questa la nostra ricchezza, questa la nostra vita”… “Si tenga per fermo che un avvocato, il quale abbia molte cause e molti clienti, che lautamente lucri e guadagni, è difficile, e possiamo dire anco impossibile, che solo per patriottismo abbandoni cause, clienti, lucri e famiglia e vada a perorare gratis et amore in Parlamento”.

“Fine Ottocento ad Acireale” del cav. Raffaele Di Maria

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