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Piccola storia di Jaci – I Cappellani militari della diocesi di Acireale durante la Grande Guerra

 

 

 

 

 

Ancora una ricerca dello studioso acese Aurelio Grasso dedicata ai Cappellani militari dell diocesi di Acireale operanti nei fronti della grande guerra. Sacerdoti sempre pronti a confortare e alleviare le sofferenze di tanti soldati nell’inferno della trincee.

I CAPPELLANI MILITARI DELLA DIOCESI DI ACIREALE NELLA GUERRA 1915-18 I “Soldati di Dio” così come venivano chiamati i Cappellani Militari vennero ufficialmente costituiti dal Capo di Stato Maggiore, Generale Luigi Cadorna, con una circolare del 12 Aprile del 1915, nella quale si stabiliva di assegnare ad ogni reggimento di fanteria, ed altri corpi di terra, un Cappellano Militare per l’assistenza religiosa dei soldati. La loro presenza veniva altresì assegnata anche negli ospedali sia fissi che da campo con lo scopo, in questi specifici luoghi, di assistenza ai malati e feriti, spesso in gravi condizioni, e per dare l’estrema unzione a quanti purtroppo cadevano vittime degli scontri. Nel Giugno dello stesso anno si definì organicamente l’ordinamento ecclesiastico all’interno delle Forze armate e ad essi si diedero anche i gradi. Ritroviamo così i Vescovi da campo equiparabile per trattamento ad un Maggiore Generale; seguivano i Cappellani Vicari tre in tutto; e a seguire i Coadiutori, i Cappellani d’Armata, ed infine il Cappellano ordinario equiparato quest’ultimo ad un Tenente. Nel novembre del 1915 si stabilì che i Cappellani dovevano indossare l’abito talare e sullo stesso porre le stellette a cinque punte e sul braccio la Croce Rossa su fascia bianca. Successivamente anche i Cappellani indossarono la divisa grigio verde comune agli ufficiali, ovvero con tasche sui lati e sul petto, il distintivo del reparto assegnato sul berretto e la fascia internazionale della Croce Rossa sul braccio. Se questo e quanto accadeva ai sacerdoti che avevano già dato i loro voti, ben diversa era la situazione per quanti non avevano ancora professato il diaconato o sacerdozio. I seminaristi, chierici e novizi, tanto secolari, quanto regolari, non ebbero alcun trattamento distintivo dagli altri arruolati, e sebbene la loro vocazione fosse quella di servire Dio si ritrovarono con un arma in mano insieme al altri ragazzi e uomini che diversamente da loro vivevano una vita da laico. La storia riporta che questi furono tra i vari reparti di terra e di mare, Cattolici e non circa 2500, e ben presto si rivelarono insufficienti anche alle più semplici necessità essendo il loro rapporto di uno su tremila circa. Il Cappellano militare non di rado si ritrovò a celebrare Messa all’aperto, a perdonare centinaia di soldati che si pentivano in cuor loro dei loro peccati nell’imminenza di una battaglia, e a dare l’estrema unzione di massa a centinaia di caduti nei durissimi scontri. Molti di loro, al pari di quei ragazzi che confortarono, non fecero più ritorno caduti per colpa delle granate, colpiti da un cecchino anche se portavano una vistosa fascia che li rendeva riconoscibili. In questo contributo realizzato grazie alla disponibilità dei funzionari della Curia di Acireale che ringraziamo con il nostro beneamato Vescovo Mons. Antonino Raspanti, i Frati Minori che già da tempo avevano messo a loro disposizione la documentazione presente nella loro Curia Generalizia in Palermo ed altri ancora che per espresso desiderio hanno voluto mantenere il riserbo e l’anonimato. Ringrazio altresì D. Giuseppe Russo per le schede sui Sacerdoti acesi e quanti, anche non citati hanno dato il loro prezioso apporto anche con semplici segnalazioni. ©Aurelio Grasso # Acireale # WW1 # Cappellani Militari.

 

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CHIARENZA ALFIO
Il 10 aprile 1982, all’età di 91 anni, chiudeva la sua lunga e operosa giornata terrena il Sac. Alfio Chiarenza.
Nato nel 1891 ad Aci S. Filippo, venne ordinato sacerdote nel 1915 e subito dopo fu chiamato a svolgere il servizio militare nella Sanità durante la guerra 1915-18. Rientrato in diocesi alla fine della guerra per alcuni anni svolse un impegno educativo al Collegio S. Michele di Acireale.
Nel 1923 venne incaricato dal Vescovo a reggere la nuova Parrocchia di Lavinaio e dopo 10 anni di lodevole ministero fu trasferito nel suo paese natale, ad S. Filippo, dove esercitò il ministero di Parroco sino al 1965.
Sacerdote colto e zelante si distinse per la dedizione al suo gregge e per la limpidezza della sua condotta sacerdotale. Dimessosi per l’età e per le precarie condizioni di salute, venne ospitato presso l’OASI di Aci S. Antonio e ivi rimase sino alla morte, assistito con tanta esemplarità e con fraterno amore dalla famiglia dell’OASI.
Bollettino diocesano, Anno LXXXVIII (1982), n. 1/4, pag.32

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CRISTINA GIUSEPPE
La mattina del 9 ottobre 1977, all’O.A.S.I. Maria SS. Assunta, il Sac. Giuseppe Cristina ha concluso il suo lungo cammino terreno. Aveva 87 anni. Fu un uomo veramente eccezionale per bontà d’animo, costante preghiera, prontezza al servizio, gioiosa amicizia, nascosta sofferenza, totale povertà. Non sembrava possibile che al di là di quel suo tratto caratteristico che poteva apparire scanzonato o superficiale, potesse vivere un animo profondamente sacerdotale, messo in piena luce dagli ultimi mesi di sofferenza.
Ebbe una giovinezza travagliata e provata per l’esperienza della guerra. Nel 1911 partecipò, in Africa, alla terrificante battaglia delle”Due palme». Ordinato sacerdote da Mons. Arista nell’avvento del 1914, fu di nuovo mobilitato dal 1915 al 1919. Fu cappellano e poi parroco in S. Caterina (Acireale); infine, per 31 anni, parroco nella parrocchia Maria SS. del Carmelo in Acireale. Gli ultimi suoi dieci anni li trascorse all’O.A.S.I., ove si distinse per generosità e zelo pastorale (aiutava i confratelli di diverse parrocchie), per serenità dl spirito, cordialità di rapporti, fortezza nel dolore, devozione filiale alla Vergine. «Soffrire, offrire, attendere» è stato il suo programma sacerdotale negli ultimi mesi della malattia. I funerali furono una dimostrazione quasi unica di solidarietà sacerdotale; erano presenti gli Ecc.mi Mons. Bentivoglio, Mons. Cannavò, Mons. Di Salvo, Mons. Costanzo e quasi tutti i sacerdoti della diocesi.
Bollettino diocesano, Anno LXXXIII (1977), n. 4, pag.147

 

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LO GIUDICE EDOARDO
Il 9 gennaio 1977 all’età di 89 anni ha concluso la sua vita terrena Mons. Edoardo Lo Giudice. Era stato il primo parroco della Parrocchia Maria SS. del Carmelo in Randazzo, dal giugno del 1963 all’ottobre del 1966. Figura singolare di sacerdote che sommava note per loro qualità contrastanti: statura imponente e cuore semplice di bambino, entusiasmo violento e obbedienza incondizionata, accanita insistenza e delicatezza discreta e riservata, voce robusta e imperativa e mitezza affettuosa e rispettosa, attività di molteplici interessi e prolungata e devota preghiera.La sua vita è così legata a quella di Randazzo, il grosso centro etneo che lo ebbe figlio, che non si può pensare la cittadina senza vederci la sua presenza, la sua azione, il suo cuore, il suo apostolato. Ordinato sacerdote il 19 dicembre del 1914 da Mons. Arista, svolse la sua lunga vita sacerdotale sempre in Randazzo con l’intento di portare avanti e vivificare anche socialmente la vita del paese. Formò il corpo bandistico comunale, apri scuole rurali per la povera gente, curò le vocazioni sacerdotali, fu sempre pronto all’assistenza spirituale dei malati e alle confessioni, attese a dare un posto di particolare onore alla Vergine SS. per la quale nutriva sentimenti di commossa devozione.
Sembrava nato per la”guerra»; e ne aveva fatto il tirocinio nella prima Guerra Mondiale. Ma le sue vere guerre erano dominate dal desiderio dell’autentica promozione umana. L’ultimo conflitto mondiale, che avrebbe potuto soffocare ogni entusiasmo sotto le macerie, nelle quali era stato ridotto il paese di Randazzo non riuscì a domare Mons. Lo Giudice. Intrepido come sempre, portò avanti il suo programma di bene e di stimolo alla ricostruzione. Anche negli ultimi anni rimase vigile e operoso: non si stancò mai di attendere al ministero delle confessioni e soprattutto della preghiera, facendo scorrere sulla corona del Rosario anche l’offerta della sua forzata immobilità e delle sue sofferenze. La perdita di un uomo, rimasto fino a tarda età ricco di entusiasmo e di fede, sempre fedele alla sua quotidiana meditazione e ai suoi impegni di preghiera e di apostolato fa seriamente riflettere. Proprio nel nostro tempo in cui, tormentati da dubbi e amareggiati dagli esiti negativi di ogni fatica, ci ritroviamo stanchi e spesso anche disamorati, e abbiamo bisogno di avere modelli che ci servano di stimolo e di incoraggiamento, ci vengono a mancare a uno ad uno questi uomini di grande esempio che difficilmente trovano chi ne accoglie l’eredità spirituale.
Bollettino diocesano, anno LXXXIII, (1977), n. 1, pag. 26
Foto: anno 1959, Collezione privata gentilmente concessa.
PATANÈ FILIPPO
Un altro lutto inaspettato il clero ha subito con la morte del M. Rev. Sac Patanè Filippo da Dagala e residente in città, colto da quasi improvviso malore quando appena tornato dal servizio militare si preparava a riprendere le sante opere del Ministero. Era stato Cappellano Curato in S. Maria del Suffragio e per lungo tempo nell’Ospedale S. Marta. Giovane di energia poteva ancora far molto bene, ma il Signore l’ha chiamato al premio eterno.
Il Zelatore Cattolico, Anno XXV, (1919), n.1, pag. 26.
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PELLUZZA FRANCESCO
È ancora presente tra noi Mons. Francesco Pelluzza, benché si sia congedato definitivamente da questo mondo nel pomeriggio del 24 agosto 1975. È presente nell’esempio di vita sacerdotale lasciato, nelle parole ricche dl dottrina e di semplicità, nel frutti del suo lavoro pastorale nascosto ma efficace, nella gioiosa capacità di dare speranza e distensione anche nelle fatiche e nelle preoccupazioni di ogni giorno.
La sua vita fu stranamente varia, ma unificata e condotta dall’eccezionale spirito, vivace e riflessivo insieme, che lo rese ora acuto ragionatore e porgitore delicato e sobrio delle verità meditate, ora cantore commosso nelle sue vibrazioni poetiche, ora ideatore e sostenitore di quella sana allegria che lega gli animi in un vero spirito di fraternità. Seguirlo nel suo lungo cammino terreno, è per noi un doveroso omaggio dl gratitudine; un’occasione per sentire ancora l’azione edificante della sua vita sacerdotale.  Nacque in S. Alfio il 25 aprile del 1894. La sua vita d’infanzia dovette essere semplice ma assai vivace, legatissima all’ambiente e agli uomini del suo paese. Giovanissimo entrò nel seminario diocesano per prepararsi al sacerdozio. Ma alla formazione spirituale e letteraria, dovette unire anche la dolorosissima esperienza della prima guerra mondiale. Fu al fronte della Carnia, a Passo Promosio.  Durante una breve licenza, venne ordinato diacono a Catania dal Card. Nava, e qualche giorno dopo, il 24 dicembre 1916, nella Cattedrale di Acireale, sacerdote. Il giorno di Natale celebrò le tre Sante Messe e ripartì per la trincea alpina, dove dura era la guerra, portando nel suo giovane cuore sacerdotale, mortificato e sofferente, il soave messaggio natalizio di pace.
Congedato, l’attendeva una nuova esperienza: la vita diplomatica. Mons. Nicotra suo concittadino, lo volle come segretario nella Nunziatura del Belgio e di Olanda. Qui seppe combinare l’incarico avuto con la sua innata vocazione allo studio. Frequentò Lovanio. Poi, liberato da quel tipo di vita assai diverso dalle sue concezioni e dalle sue aspirazioni, coltivò gli studi filosofici a Milano, presso l’Università Cattolica.
Laureato, tornò in Diocesi e dalla sua terra non si mosse più. Nel suo ambiente egli visse, quasi nascosto, seguendo l’itinerario evangelico del «chicco di grano» che caduto a terra muore e porta molto frutto.
I suoi frutti in Diocesi sono stati molti. I più sfuggono alla cronaca e alla valutazione umana, perchè spirituali e intimamente legati al ministero sacerdotale. La sua sensibilità, la sua finezza lo rese amico di tutti; il suo ingegno e la sua acutezza di pensiero Io resero mirabile educatore e maestro.
Ad eccezione dei primi anni e degli ultimi, passò la sua vita sacerdotale sempre in seminario come superiore o come insegnante. Quasi tutto il clero diocesano passò dalla sua scuola. Caratteristico il suo insegnamento: chiaro, sereno, profondo, ricco di aneddoti e particolarmente dotato di carica umana. E lo si aveva contemporaneamente,. fresco e competente in diverse discipline.  Insuperabile il suo humor.
Rivestì cariche importanti nella vita pastorale diocesana: fu per qualche anno Parroco del Carmine in Acireale, Assistente di vari rami e infine Delegato Vescovile dell’azione Cattolica. Canonico della Cattedrale e poi Prevosto del Capitolo, docente presso la scuola superiore di servizio sociale di Acireale, membro di varie Commissioni diocesane.  Gli ultimi anni li passò all’O.A.S.I. Maria SS. Assunta in Aci S. Antonio. Lì si manifestò un altro volto della sua fisionomia: quello di scrittore. Nel raccoglimento della sua stanzetta, libero dagli assilli ministeriali, considerava il mondo, dei giovani soprattutto, bisognoso di luce. E volle dire una sua parola. Curò, pertanto, riflessioni spirituali e saggi di carattere filosofico e teologico, volendo assolvere fino all’ultimo alla sua missione di sacerdote e di maestro. I suoi scritti furono i suoi ultimi colloqui.
Averlo avuto in Diocesi, averlo conosciuto, essere stati raggiunti dalla sua illuminante parola e dalla sua amicizia, è stato veramente un gran dono. Crediamo di far cosa utile e gradita riportando i titoli delle pubblicazioni di Mons. Pelluzza, così come ci è stato possibile raccoglierli:
LIBERTA’ E GRAZIA IN S. AGOSTINO. In Miscellanea Agostiniana – Milano (1931).
IL SANTUARIO DI MARIA SS. DELLA VENA. CENNI STORICI . Acireale (1956).
VALANCHI E TURMENTI (poemetto), Acireale ed O.V.E. (1964).
CONTRIBUTO ALLA RICERCA DEI DATI BIOGRAFICI DI TEOFANO CERAMEO in Memorie e Rendiconti dell’Accademia di Scienze Lettere e Arti degli Zelanti e dei Dafnici, Serie I, voi. IV PP, 59-78 1964).
IL PRISMA (poesie) Acireale O.V.E (1966).
RICORDO DI VENERANDO GANGI SOCIO ACCADEMICO E POETA ACESE NEL. 150° ANNO DELLA MORTE Memorie e Rendiconti dell’Accademia di Scienze Lettere e Arti degli Zelanti e dei Dafnici, Serie I, voi. VI pp. 39-64 (1966).
RACCOLTA DI ALLOCUZIONI NUZIALI (Opera in collaborazione) Torino Marietti, (1968)
IL DIO IGNOTO: IL MISTERO NASCOSTO NEI SECOLI Memorie e Rendiconti dell’Accademia di Scienze Lettere e Arti degli Zelanti e dei Dafnica, Serie I. vol. XI pp. 311-349 (1969).
PER LO GRAN MAR DELL’ESSERE Memorie e Rendiconti dell’Accademia di Scienze Lettere e Arti degli Zelanti e dei Dafnici, Serie I vol. X pp 77-87 (1970)
DALL’OMBRE ALLA .LUCE In Memorie e rendiconti a… Serie i, voi. X parte 2° pp. 359-375 (1970).
VILLA SERENA, CASA MIA meditazioni ed Figlie di S. Camillo Acireale (1971)
CENNI STORICI SULLE ORIGINI DEL COMUNE DI S. ALFIO Memorie e Rendiconti dell’Accademia di Scienze Lettere e Arti degli Zelanti e dei Dafnica, Serie II, vol, I pp. 395-439 (1971).
IL MESAGGIO EVANGELICO – meditazioni – Milano Ed. O.R,. (1973).
PASCAL CONTESTATORE Memorie e Rendiconti dell’Accademia di Scienze Lettere e Arti degli Zelanti e dei Dafnica, Serie II. vol. III pp. 17-67 (1973).
LIBERTA E VERITA’ – di prossima pubblicazione Memorie e Rendiconti dell’Accademia di Scienze Lettere e Arti degli Zelanti e dei Dafnici
Bollettino diocesano, anno LXXXI, (1975), n. 4, pag.140
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PISTARÀ MATTEO dell’ Oratorio dei PP. Filippini
Nel fiore degli anni, troncando bru¬scamente ogni ideale, la morte rapiva alla Chiesa acese e agli affetti familia¬ri un’altra vigorosa esistenza, il SAC. PISTARÀ MATTEO, il quale i suoi giovani anni aveva spe¬so nell’Oratorio dei PP. Filippini e nel Collegio S. Michele. Intrapresa la carrie¬ra degli studi, nonostante il servizio militare, aveva ottenuta la laurea in lettere e appena iniziato il suo magistero cadeva reciso nella pienezza della vita. Il Signore lo accolga nella Patria della luce per le preghiere dei congiunti e degli amici per i quali ebbe sempre nel suo cuore un culto speciale.
Il Zelatore Cattolico, Anno XXV (1919), fasc. 3, pag. 111
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SCACCIANOCE SALVATORE
Il Bollettino Diocesano che ebbe valido e saggio collaboratore in queste colonne il Rev.mo. Mons. Salvatore Scaccianoce sopratutto con la rubrica Casus Moralis, compie con dolore il doveroso omaggio alla sua memoria, annunziandone la morte avvenuta, nel bacio del Signore, a 58 anni, martedì scorso, 1 luglio 1937, alle ore a. m. in Acireale. La sua fibra che sembrava poter resistere al male che inesorabilmente lo minava, veniva d’un tratto stroncata, lasciando in tutti sentimenti di amaro cordoglio.
I suoi funerali, celebratisi il giorno 15 in Cattedrale, furono imponentissimi per la larga e spontanea partecipazione di colleghi, discepoli, e ammiratori di ogni genere.
Mons. Salvatore Scaccianoce, Cameriere Segreto di S. S., Canonico teologo della Cattedrale, Prefetto degli Studi nel Seminario Vescovile, membro della R. Accademia degli Zelanti, fu sacerdote di vastissima cultura che seppe portare, costantemente in ogni campo il contributo valido del suo pensiero luminoso e sempre coerente alla sua fede che professava con umiltà e pietà. Alte settimane sociali in Italia fu sempre assiduo e le sue osservazioni furono oggetto di animate discussioni, rendendolo caro a quanti ebbero il bene di conoscerlo e di sentirlo. Dell’Azione Cattolica, così come oggi è, fu un precursore e la Diocesi lo ricorda 26 anni addietro, primo assistente ecclesiastico della Federazione giovanile, per essere poi, più tardi, Assistente della Giunta e della FUCI.  Versatissimo nel Diritto, la Diocesi lo ricorda rappresentante, col Vicario Capitolare del tempo, nel Concilio plenario siculo tenutosi a Palermo nel 1920.
Insegnò per tanti anni Diritto Canonico, Etica e Religione nel Seminario, nonché nel Liceo Scientifico.
Ma il campo suo prediletto fu l’insegnamento della Teologia Morale dove, per un trentennio, fu veramente maestro di vedute profonde e sapienti, sempre ortodosse che mai lo constrinsero a mutare parere. Nei casi più difficili e complessi consultato da tutti; nelle conferenze mensili del Clero, solutore felicissimo dei casi morali che egli stesso proponeva e che restano un monumento della sua cultura. Lo Zelatore Cattolico prima e il Bollettino Diocesano sono ricchi delle sue soluzioni, l’ultima delle quali ebbe luogo giovedì scorso nella Basilica di S. Pietro sul tema: De recitatione Breviarii in parocho.
Giornalista valoroso, fu apprezzatissimo direttore e redattore de ”La Difesa” in tempi di polemica contro correnti di volgare lotta antireligiosa e quindi de ”L’Excelsior” e di “Buona Novella”. Col Vescovo Mons. Arista fu mandato come convisitatore apostolico nelle Diocesi della Calabria. Soldato nella grande guerra, fu destinato quale Cappellano per l’assistenza ai prigionieri. Per molti anni Delegato vescovile per le Suore, Esaminatore prosinodale e Revisore di libri, Direttore diocesano dell’Opera Apostolica per il corredo missionario, Officiale nel Tribunale ecclesiastico, nell’Accademia degli Zelanti Padre dello Studio ed apprezzatissimo relatore, beneficiale della Basilica dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, vanto e decoro insigne del Capitolo Cattedrale di cui fu illustre teologo, Cappellano della monumentale Chiesa di S. Antonio al Corso Vittorio di cui splendidamente zelò il culto, ridandola artisticamente in veste più bella con i più moderni ed estetici criteri dell’Arti Sacra.. Maestro venerato del Clero della nostra e di molte altre Diocesi della Sicilia, della Calabria e della Basilicata che nel Seminario Vescovile di Acireale si formò alla pietà ed allo studio ed oggi lo piange con amaro dolore. Devotissimo al Papa. della Sua parola fu infaticabile propagatore nella scuola, nelle settimane sociali, sul pulpito che dappertutto tenne Sempre con non comune competenza, con onore e con dignità. La sua scomparsa ha lasciato un profondo rimpianto in quanti lo conobbero, ed il lutto, come bellamente si espresse il Ven. Capitolo Cattedrale nell’annunzio della morte, è grande per la città e per 1a Diocesi. Nei funerali la Messa funebre del M.o Perosi fu cantata dai chierici del Seminario. Prima della Assoluzione al tumulo impartita da S. E. Mons. Vescovo, il Sac. Prof. Francesco Pelluzza, Vicerettore nel Seminario, già allievo e successore nella cattedra di Teologia Morale dell’Illustre Estinto rievocò con una lirica commossa e sublime la grande figura del Maestro e del Sacerdote.
Bollettino diocesano, anno X, (1937), n. 7, pag. 71
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P. ROSARIO D’AGOSTINO O. F. M.

Nato a Mongiuffi Melia (ME) il 3 Gennaio 1888 ed educato cristianamente in famiglia, fin da ragazzo volle abbracciare la vita francescana seguendo l’esempio del suo concittadino P. Sebastiano Intelisano. Vestì l’abito serafico il 24 Novembre 1905 a Bronte, emise la professione temporanea il 25 Novembre 1906, studiò nel convento S. Biagio di Acireale dove, il 14 Febbraio 1914 professò solennemente, e il 6 Giugno dello stesso anno ricevette l’Ordinazione presbiteriale. Intelligente e colto preferì insegnare con l’esempio: robusto ed energico si rese utile lavorando instancabilmente. Si distinse per la delicata affabilità con i confratelli e per la premurosa attenzione per i poverelli. Fu austero nei costumi, diligente nei doveri, esemplare nell’osservanza della Regola.  Cappellano militare negli anni 1915-20, fu sostegno, conforto e guida per i soldati con la dottrina, con i consigli, con i sacramenti: accettò con umiltà francescana la decorazione ed il titolo di Cavaliere. Felice nel prodigarsi per gli altri, amministrava volentieri il sacramento della riconciliazione, e si adoperava per creare dovunque situazioni di pace.
Fu benemerito della Provincia francescana S. Lucia che governò dal 1931 al 1937 con saggezza lungimirante, promuovendo numerose iniziative riguardanti particolarmente la formazione culturale e spirituale.
Il popolo di Acireale, lo ricorda come guardiano di S. Biagio e grande luminare di bontà.
Muore il 15 Febbraio 1959 nel Convento di San Biagio.

Aurelio Grasso – Katia Trovato, Storia e arte nel convento S. Biagio, Palermo 1996, pagg. 168 e 182.

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P. DAVIDE GRISAFI O. F. M.

Maestro in arte organaia e membro della famiglia religiosa dei Frati Minori. Nato a Gangi il 28 Aprile 1886. Era sempre vissuto ad Acireale come membro di questa famiglia religiosa. Colpito d’influenza nel Marzo 1965, s’era guarito; ma il 19 dello stesso mese dovette essere trasportato all’ospedale di Acireale perché intossicato. Guarito, ritornò in convento dove veniva assistito amorevolmente dal padre Camillo Ferro, ma trasferito il padre Camillo a Catania, il padre David chiese di essere ricoverato all’infermeria provinciale di Baida. Da questa non doveva più ritornare ad Acireale, sua patria di elezione. Aveva una viva passione per l’arte organaia. Perciò fu inviato a Milano per apprendere l’arte presso la ditta Balbiani – Vergezzi. Dall’autunno dell’anno 1925 vi rimase sino all’anno 1928. Ma frattanto era stato inviato dalla ditta in Egitto e in Libia e in Palestina. Ad Alessandria d’Egitto e a Tripoli in Libia montò gli organi della ditta Balbiani – Vergezzi. Ritornato in Italia peregrinò di paese in paese riparando organi e harmonii. Così nel 1937 fu a Malta dove alla Valletta riparò l’organo della Collegiata di S. Paolo Naufrago. Il capitolo della Collegiata gli offrì una pergamena così concepita: al M. R. P. David Grisafi O. F. M. da Acireale, fine, esperto e fattivo artefice in eufonia. Nel suo breve soggiorno a Malta, l’organo vetusto dell’insigne Collegiata chiesa di San Paolo Naufrago con amore e paziente impegno rimesso in piena efficienza. Il reverendissimo Capitolo riconoscente – offre – il 24 Giugno 1937. A Malta ritornò più di una volta, fu pure negli Stati Uniti d’America. Fu suo proposito costruire un grandioso organo per la chiesa di S. Biagio, in Acireale. Vi lavorò per circa trent’anni con le sue mani – solo nel 1955 riuscì a montarlo con l’aiuto del Cav. Michele Polizzi, costruttore d’organi, da Modica. L’organo presentò gravi difetti. Il padre David, che frattanto, era stato colpito da paresi, ne rimase addolorato. Da allora cominciò la sua passione – ricoverato più volte in infermeria tutte le volte ritornava sano ad Acireale, quasi volesse vivere per vedere compiuta la sua opera, fratto del suo lavoro e dono al convento S. Biagio – Ma gli anni passavano e, alla vigilia del suo ottantesimo compleanno, la morte non volle più attendere – Ottimo cantore e ottimo conoscitore di musica fu per molti anni maestro del coro e infaticabile nei molteplici servizi religiosi in Acireale e nei dintorni. Nel 1920 ideò e curò la costruzione del piccolo giardino interno “la villetta del chiostro”. Il padre David (al secolo Santo) Grisafi nacque a Gangi (il 28 Aprile 1886) da Cataldo e da Balestreri Rosaria. Sotto la guida del padre Fedele Collesani fece i primi tre anni di studi ginnasiali a Gangi li completà ad Acireale, dove entrò in noviziato con dodici compagni – ricevette gli ordini minori e il Diaconato da Mons. Arista, il suddiaconato dal Card. Nava, il sacerdozio da Monsignor Bignani Arcivescovo di Siracusa.  Nel 1915 fu chiamato alle armi – mobilitato, raggiunse la zona di operazione, come soldato di sanità – Nel 1918 fu congedato e ritornato ad Acireale disegnò le aiuole del chiostro, disposte geometricamente attorno al pozzo settecentesco. Il 15 Febbraio 1966 muore a Palermo, nell’infermeria provinciale Baida.

Aurelio Grasso – Katia Trovato, Storia e arte nel convento S. Biagio, Palermo 1996, pagg. 168 e 169.

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P. CIURO GIOVANNI SOC. JESU’

Gesuita, il suo nome ci viene ricordato dalla lapide commemorativa posta all’interno del Collegio Pennisi ed ivi posta nel 1930. La stessa venne capovolta ed integrata con i nominativi dei caduti del secondo conflitto mondiale nel 1961. Nell’Albo d’Oro Nazionale si rileva un sottotenente Ciuro Giovanni, di Filippo, della milizia territoriale, nel 15° reggimento bersaglieri, nato a Ganci l’8 Marzo del 1890 e caduto il 2 Novembre 1916 sul Carso per ferite riportate in combattimento.
Seppure i Cappellani venissero di norma aggregati ai corpi e graduati non abbiamo la certezza che il personaggio riscontrato nell’Albo sia il medesimo riportato nell’epigrafe quantunque entrambi caduti in guerra e non essendovene altri riportati aspetto rimarcato dal fatto che il sottotenente citato nell’Albo Nazionale muore in combattimento contesto da escludere per un uomo di Chiesa.

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Padre Giuseppe Campione nato nel 1897 e morto nel 1949, canonico della Cattedrale e cappellano di Casa Pennisi di Floristella (foto di Salvatore Pennisi Alessi – anni 30) ,
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 Mons Francesco Foti , Vicario generale , per 25 anni Parroco della chiesa di San Giuseppe, alla morte di mons Michelangelo D’amico fu nominato Vicario Generale della diocesi da mons. Salvatore Russo, Durante i giorni dell’estate del 1943 fu uno dei responsabili dell’occultamento della statua di Santa Venera, in Cattedrale fece restaurare la Cappella del SS. Sacrammento. Mons Foti fu assistente spirituale dei Vigili Urbani, e delle suore visitandine denominate “le sepolte vive”. le sue spoglie riposano nella cappella del clero nel cimitero di Acireale.
(Notizie da “Via Paolo Vasta e dintorni” dell’Avv. Turi Trovato.
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