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Piccola storia di Jaci – I notabili acesi di fine ottocento

Nel libro  “Fine ottocento ad Acireale” l’autore, il Cav Raffaele Di Maria, racconta i suoi ricordi di bambino e di adolescente di una Acireale tra la fine dell’ottocento e la grande guerra. Tra i suoi racconti uno spazio è riservato ai “notabili acesi”.

Anni or sono lessi nel settimanale “La Tribuna” un saggio  a puntate di Panfilo Gentile sul tramonto della vecchia provincia “come mondo morale, un mondo con i suoi contorni precisi e nitidi…sede di quelle civiltà dei notabili che dette la sua impronta a tutta la storia italiana dal Risorgimento fino al 1914…” E infatti ” non si comprende la storia nostra più recente senza quella dei notabili provinciali”.

Tratteggiando da par suo il ritratto di quei nostri avi, Gentile continua dicendo che era per tutti loro ” un assioma che una persona dabbene non poteva non mandare i propri figlia alle scuole classiche e che la dignità della situazione sociale, il rango non potevano tenersi che nello esercizio delle professioni liberali o nelle carriere onorevoli della Magistratura, dell’insegnamento e dell’esercito. Ogni altra attività sarebbe stata degradante, massime poi quelle a fine esclusivamente lucrativo. In questo disdegno, i notabili portarono un’intransigenza non inferiore a quella dei baroni; fu, grazie a questo pregiudizio, che la borghesia provinciale fornì maestri alle Università, scrittori, giornalisti, quadri alla magistratura e alla pubblica amministrazione, medici e avvocati; insomma , il vivaio perenne dello stato maggiore intellettuale della Nazione. E fu pure grazie a questo pregiudizio che esse portò in tutte queste attività un senso scrupoloso di probità e di correttezza, un disinteresse, un’incorruttibilità che restano tra i ricordi più edificanti di quell’epoca…Questa classe dal 60′ sino al 1919 ebbe  il monopolio del potere, ed il liberalismo fu il suo codice”

Fin qui Panfilo Gentile. tutto ciò vale ovviamente anche per la mia Acireale. Non si comprende la pulizia morale di quegli anni, la rettitudine nell’amministrazione ( che io con deboli forze cerco di rievocare in me stesso, per non dimenticare e per ritrarmi dalle lordure odierne) se non si tien conto dei notabili di quell’epoca. Di essi ricordo con particolare simpatia e nostalgia quelli che ebbi modo di conoscere per i rapporti con mio padre, improntati a stima ed affetto, quali i Romeo, i Carbonaro ed i Tropea.

Questo il punto di vista  del Cav. Di Maria sui i notabili acesi e la borghesia acese che il padre, in modo particolare,  frequentava per motivi di lavoro. I Di Maria avevano un rinomato negozio di scarpe in via Vittorio Emanuele angolo vico Zelanti accanto alla Libreria Bonanno

Cav Raffaele Di Maria in ” Fine ottocento ad Acireale”  pubblicato dall’Accademia degli Zelanti nel 1972

 

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