martedì, Marzo 19, 2024
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Piccola storia di Jaci – Il tesoriere di Aci.

La vita economica di una città è attualmente regolata da leggi di bilancio in materia di entrate e uscite. Gli introiti delle tasse servono a fornire servizi utili alla collettività.

Nel XVI secolo, nel Regno di Sicilia, con le ordinazioni del Mastro giurato del regno Baldo Gianara si stabilivano le regolamentazioni in materia amministrativa ed economica della Università. La dott. Maria Concetta Gravagno, nel suo volume “Aci nei secoli XVI e XVII – aspetti sociale e struttura ammistrativa di unaà città demaniale di Sicilia”, spiega in maniera dettagliata il funzionamento ammininistrativo di una Università. Ci soffermiamo sul ruolo del “tesoriere” che aveva il compito delicato di gestire entrate e uscite.

Il tesoriere teneva il libro delle entrate e uscite ed era responsabile “nomine proprio” nel caso di denaro pubblico mancante e spesso l’incarico era rifiutato, perchè il salario appariva insufficiente a compensare tale rischio; Con lettere viceregie del 1608 si permise alla città l’elezione del tesoriere per consiglio pubblico, da scegliere tra le persone  più facoltose, “abili e sufficienti” e dietro compenso di trenta onze annue.

Dal 1612, le modalità di elezione del tesoriere subirono alcune modifiche. Si eleggevano prima per consiglio tre persone tra le “principali”, i tre nominativi venivano poi inviati al Tribunale del Real Patrimonio per la nomina e conferma di uno di essi.

Il tesoriere era tenuto ad esigere tutti i proventi resi dalle gabelle che si “liberavano” (cioè si appaltavano al maggior offerente) durante il tempo di esercizio del suo ufficio. Un solo tesoriere divenne in seguito insufficiente, anche perchè le somme esatte dovevano essere corrisposte a diversi destinatari. Così per una più ordinata amministrazione del patrimonio della cittàfu ordinato, nel 1645 dal Requesens ( Bernardo  Requesens: pretore nel 1645-46 e  deputato del Regno nel 1645) di procedere all’elezione di tre tesorieri: uno con  il compito di ricevere e pagare i denari per i donativi dovuti alla Regia Corte, un altro per ricevere e pagare i denari destinati alla Deputazione del Regno ed altro ancora per ricevere e  pagare i denari depositati per la soddisfazione di salari, elemosine ed altre spese della città” .

nella foto monetazione del periodo di Carlo V , dalla pagina “la moneta.it”

 

 

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