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Piccola storia di Jaci – La Santa Patrona “Sfollata”, luglio 1943

Alla vigilia dell’invasione si pone il problema di salvaguardare il tesoro e il busto reliquiario della Santa Patrona.  L’avv. Felice Saporita , nel suo libro “Acireale 1943” descrive le modalità dell’occultamento della statua in una zona tranquilla , almeno cosi si spera, del territorio comunale. Anche Santa Venera, al pari dei suoi fedeli e devoti, diviene una “sfollata”:

Con l’aggravarsi della situazione si pone intanto ai membri della “Reale Cappella di Santa Venera”: la conservazione del busto della Santa, oltre a rappresentare un notevolissimo elemento devozionale, ha un rilevante valore economico in quanto comprende i circa sei chilogrammi di argento in lamina che la ricopre, il rame dorato della testa e delle mani, il braccio e la palma del martirio anch’essi in argento. Pur spogliata dai gioielli ex voto che la rivestivano – consegnati in custodia  al barone Agostino Pennisi – gli Acesi non possono permettere che la bellissima e preziosa scultura del ‘600 rimanga in balia degli eventi bellici.

Si pensa così al trasferimento in luoghi appartati che, si spera, saranno meno pericolosi nei momenti cruciali. Mons. Russo, dopo aver sentito vari parroci, dispone che la statua della Santa venga portata nella canonica della parrocchia di Pennisi, abitata da don Giuseppe Arcidiacono.

La pesante cassa in legno che racchiude la sacra immagine viene caricata su di un carretto e, accompagnata dal can. Francesco Foti e da don Carmelo Gresti, giunge a Pennisi, dove viene collocata nella stanza da letto del parroco. Anche la Santa Patrona è divenuta “sfollata”

Acireale 1943 – avv. Felice Saporita pubblicato dall’Accademia degli Zelanti e Dafnici Acireale

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