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Piccola storia di Jaci – L’Acese, animale politico e no, del dott. Vito Finocchiaro

I vizi dell’ acese visti e rivisti da un acese doc, il compianto dott. Vito Finocchiaro, pubblicati nel suo libro il “Sabba dei Minchioni”

Tema difficile in sè e per sè, ed il perchè e chiaro. E’ lo stesso acese-tipo ad essere un animale difficile, e lo è evidentemente nel campo delle sue manifestazioni. Razionale, opportunista, privo di disinteressati o di sinceri slanci nella norma ma capace di eccezioni veramente non comuni, dotato di eccellente intelligenza riflessiva ma di scarsi geniali lampi intuitivi, privo di iniziative peculiari ed originali, contraddittorio nelle decisioni, civilmente indifferente, campanilista fino al nichilismo, denigratore di sè stesso e dei valori comunitari a parole e continuo laudatore in fatto, trionfalista, masochista, epicureo e moralisteggiante, pettegolo, ipocrita, sordo e sensibile, perbene e perbenista, caparbio, pigro per discendenza araba, regale ed involuto per il barocchismo spagnolo che ha nel sangue, e riservato per secolare educazione clericale, l’acese sempre incerto, come l’asino di Buridano, per avere in sè tante difformi qualità, rimastica  il bolo degli altri, prima di digerirlo. Chiaro che il suo divenire sia stato e sia lento, e che appaia anacronistico, perchè fuori del tempo quando matura.

Epperò, questa è una deliziosa civetteria, che l’acese si concede a ragion veduta, da mercante, oltre che da esteta, quale egli è. Un prezzo che paga, magari facendosi insolentire con l’appellativo non del tutto immeritato di “Testa di Tronzo”, pur di sbagliare il meno possibile, il che è quello che per lui conta, gli costi la conferma storica d’essere stato quasi sempre legato al carro dei potenti e di averlo abbandonato solo al capolinea, quando era proprio l’ora di scendere per non essere avviato al deposito, chè il carro aveva terminato la corsa, se non s’era addirittura sfasciato. Non a caso i vizi permanenti, manifesti e segreti, di Acireale sono ancora, e sono soprattutto stati, l’usura, il bigottismo, il conformismo, il servilismo, la crapula, o in alternativa la lussuria, o in alternativa  il gioco, o tutti e tre, vizi che fanno comodo a chi crede che vegetare sia sempre meglio che vivere con incognite.

E’ l’essere acese, evidentemente, che mi consente di dire queste cose, e confesso, proprio perchè sono e mi sento acese, quindi, come i nostri avi, coerentemente “zeloso della gloria patria”, che mi hanno inculcato quasi una sorta di lavaggio del cervello, che mi spiacerebbe, pur condividendo, se così sentissi parlare i non acesi. Perchè io sono acese, figlio d’un acese di Aci San Filippo, che di Acireale fu uno dei casali piu determinanti nella formazione ( in proposito ho una convinzione: l’acese, nella sua generalità, non merita Acireale, e certo dimostrano di meritarla di più i vecchi casali con il prefisso Aci, massimamente quelli di Acicatena ed Aci San Filippo, rimasti legatissimi alla vecchia madre), e con l’aggravante d’essere figlio d’una palermitana, che all’ombra del nostro Duomo ha stemperato, per oltre mezzo secolo, con gusto partecipativo, le sue origini ispano-francesi; perchè io ho educazione e mentalità, vizi e virtù dell’acese vero, che amo ed odio, e tante piccole diversità (quella dell’autocritica, per esempio, che dalle nostre parti non ha molti proseliti), che mi provengono  dal sangue materno, così composito.

Dott. Vito Finocchiaro – Conferenza al Lions Club di Acireale – 09 luglio 1977

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