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Piccola storia di Jaci – Le sorgenti termali di Santa Venera al Pozzo

Il barone Pennisi prima di iniziare la costruzione dello Stabilimento Termale di Acireale e del Grande Albergo dovette entrare in possesso delle fonti, ubicate in territorio di Acicatena         ( l’odierno parco archeologico) . Verificare con attente analisi le proprietà minerali delle acque e infine costruire una conduttura per il trasferimento delle acque dalla sorgente allo stabilimento. Il Prof. Cristoforo Cosentini nel suo intervento in occasione del centenario dell’apertura dello stabilimento narrava i vari passaggi che portarono al “taglio del nastro”  delle nuove terme:

Le acque solforose, che alimentano ancor oggi le Terme, sorgono, com’è noto, a circa tre chilometri da Acireale, in territorio di Acicatena, in un luogo ove la leggenda e la storia hanno creato, insieme, il mito. Ivi esistono ancora (e in quale stato miserevole purtroppo!) i resti di uno stabilimento termale romano di rilievo e tanti altri segni che rivelano la grandiosità del complesso di allora e l’interesse per le acque, che sono ricordate e lodate dagli scrittori coevi. Poi, in quel luogo era stato l’abbandono, e le acque, che anche gli storici dei tempi successivi esaltavano come miracolose, affioravano ora solamente in qualche modesta pozzanghera gorgogliante e tiepida. Intorno, nel silenzio, la campagna solitaria pareva ricordare e attendere! Una chiesetta, dedicata alla patrona di Acireale, dava il nome alla contrada: Santa venera al Pozzo! Ivi la Vergine – secondo la fantasia mistica dei Medioevali – avrebbe prestato la sua opera infermieristica; e, dopo il martirio, il capo di lei sarebbe stato gettato nel pozzo, e le acque sarebbero diventate di cooore sangue e avrebbero curato tutti i mali!

Naturalmente, non poteva il barone Don Agostino, col suo ingegno e la sua cultura, dare inizio alla grande opera della rinascita delle Terme senza conoscere prima, e con esattezza, l’effettivo pregio delle acque. Egli sapeva, invero, che le condizioni climatiche di Acireale – la mitezza della temperatura, la costanza dell’aria, la asciuttezza del suolo, la serenità del cielo, l’esposizione soleggiata. ecc. – non riccorrevano in egual misura nei centri turistico-termali già esistenti nella Penisola e specialmente nelle terme che utilizzavano acque dello stesso genere di quelle di Acireale. Era però indispensabile conoscere prima i pregi effettivi delle acque acesi. E a tal fine non petevano essere sufficienti per lui – uomo di scienza , nel secolo del positivismo – le testimonianze degli storici e le memorie popolari. Occorrevano le analisi chimiche, e quelle gia compiute, sin dal 1811, dal Ferrara, dal Fichera, dal De Gaetani, non dovettero sembrargli bastevoli, se nel 1864 affidò l’incarico di nuove analisi al prof. Ardizzone e al prof. Cannizzaro, i quali gli presentarono relazioni particolareggiate e tali da determinarlo alla realizzazione dell’opera.

Vi era tuttavia la difficoltà – e non lieve – che le acque non erano sue, ma della Congregazione di Carità di Acicatena. Gli ostacoli, però, per una intelligenza volitiva come quella di Agostino Pennisi, erano soltanto seduzioni liete. Così il 2 agosto 1864 egli riusciva ad acquistare dalla suddetta Congregazione (che pur si riservava dei diritti) tutte le acque solforose esistenti in Santa Venera al Pozzo. La Congregazione di Carità si riservava in particolare di mantenere nel luogo delle sorgenti due vasche onde permettere nell’una di bagnarsi e nell’altra di attingere acqua a chiunque del Comune di Acicatena ne avesse bisogno, dietro pagamento di cent. 13 per ogni bagno o per ogni “carico” d’acqua (il carico corrosponde a litri 68,800). In seguito, giudicate quelle vasche dannose alla salute pubblica perchè poco igieniche, la Congregazione di Carità di Acicatena, con atto del 25 luglio 1895, rinunziava ai diritti si di esse, ottenendo per i poveri del Comune, forniti di apposito certificato, la possibilità di prendere i bagni nello Stabilimento di Acireale e di prelevare sino a tre “carichi” di acqua la giorno.

Perfezionato l’acquisto della sorgente, Agostino Pennisi diede subito inizio ai vari lavori, pensando, oltre allo Stabilimanto delle Terme a i Grande Albergo, che nella sua mente di vero signore, non potevano non essere grandiosi, anche per soddisfare i bisogni dei frequentatori, specie quelli stranieri particolarmente esigenti.

Nel 1871 la conduttura era gia ultimata, e il barone, non contento delle analisi chimiche già avute, ne richiedeva ancora altre al prof. Orazio Silvestri dell’Università di Catania.anche allo scopo di sapere se le acque perdessero , nel loro corso, principi mineralizzatori essenziali. L’analisi rivelava, tanto alla fonte che al termine del percorso, virtù eccezionali e rare. “Passando in rivista la statistica delle acque minerali italiane – scriveva il Silvestri in un punto della sua relazione- non trovansi altri esempi ben conosciuti a cui si possa paragonare l’acqua minerale di Santa Venera. Il grande barone aveva vinto. Come Vichy di Napoleone III e i Bagni di lucca della Contessa Matilde, Acireale di Agostino Pennisi di Floristella entrava definitivamente nella storia delle stazioni termali di Europa.

Prof. Cristoforo Cosentini – Memorie e Rendiconti 1973

Le Antiche Terme Romane da un incisione di Jean-Pierre Louis Laurent Houël (Rouen, 28 giugno 1753 – Parigi, 14 novembre 1813)

 

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