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Piccola storia di Jaci – Membri della deputazione, inizi del 900

Le pubblicazioni di Raffaele Di Maria sono molto interessanti perchè ci fanno conoscere , attraverso racconti e aneddoti, una storia diversa della città con i suoi personaggi, insomma una piccola storia di Jaci. Uno di questi racconti e’ dedicato al padre, il Cav. Di Maria noto commerciante di scarpe che aveva il punto vendita in via Vittorio Emanuele II angolo vico Zelanti, Membro della Deputazione della Reale Cappella di Santa Venera. Se possiamo leggere questi racconti lo dobbiamo al prof. Cristoforo Cosentini che negli anni 70 convinse il Cav. Di Maria ha pubblicare due volumi, “Fine ottocento ad Acireale” e “Acqua passata non macina più”.

Il Cav. Di Maria in una delle ultime visite ad Acireale, assiste al Pontificale di Santa Venera e ricorda i tempi passati.

“Non così, non così all’epoca di mio padre!” mormoravo anni anni fa a mia moglie, guardando, non senza una certa commiserazione, quei signori in stremenzita giacchetta che, in piedi, sul solito predellino collocato nel solito posto, assistevano, in Duomo, al Pontificale per la festa di Santa venera, quali componenti la deputazione della Cappella della Santa.

Caro il mio unico lettore, all’epoca di mio padre tutto era più solenne e più fastoso.

Al Pontificale del Vescovo, in un grande palco addobbato con velluto rosso erano schierati i componenti la giunta comunale al completo, tutti in tuba e redingote.

A fianco, verso l’altare, su un predellino più basso, coperto anch’esso da un bel tappeto, figuravano i quattro membri della deputazione (tra i quali mio padre), anche essi in tuba e cilindro.

Dati i tempi, non escludo la possibilità di qualche  commento ironico sull’abito da cerimonia dei quattro. Nel caso di mio padre, c’era poi l’incompatibilità tra commercio di scarpe e redingote. Ma, alla faccia degli invidiosi, mio padre in quei panni non sfigurava per niente. Me ne diede atto una volta Donna Nedda, moglie di Don Luigi il dolciere. Vedendo passare mio padre di ritorno dalla cerimonia, disse a,me , ammirata: “Però, a tuo padre, quei vestiti stanno bene, perchè è un bell’uomo” (cara Donna Nedda, che buon gusto che avevi).

Mio Padre prendeva molto sul serio la sua carica. Vi si dedicava con tale zelo da soppiantare gli altri tre membri, che per la storia erano; Niccolò Pennisi Musmeci, Vincenzo Guarrera di giuseppe e Francesco Leotta.

 

 

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