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Piccola storia di Jaci – Uve e fichi d’India

la festa della “Bammina” segnava la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno e il rituale della vendemmia che vedeva impegnati tanti acesi nelle vaste vigne della plaga etnea e mascalese. L’autunno era anche la stagione dei fichi d’india, frutto prelibato. Il dott. Fichera in un suo articolo ci descrive, oltre la prelibatezza del frutto, la commercializzazione del prodotto nei vari punti vendita sparsi nella città e sulla timpa.

Oggi è di moda far la cura dell’uva perchè, dicono gli igienisti, nutrisce e depura l’organismo.

E’ in gran voga pure l’alimantazione a base di frutta fresca perchè ci sono le vitamine e tante e tante altre cose che la chimica biologica ha bene individuato.

Tutte queste cose non sapevamo quando i i fichi d’India erano venduti a molto buon prezzo e non prendevano le vie dell’esportazione.

Dalle sciare di Zerbate e di Linera scendevano in città i contadini con le ceste colme e disponevano i frutti succosi e dolcissimi in bell’ordine in Piazza Cappuccini, oggi piazza Roma, in piazza porta Gusmana e al Carmine.

Erano questi i piccoli mercati quotidiani con succursali in altri posti, lungo i marciapiedi o sopra bancarelle di fortuna, per non dire dei venditori ambulanti.

Venti o quindici un soldo, secondo la grossezza e la qualità, ed erano paragonati al “Torrone” dall’iperbolico frasario dei venditori.

Posteggio fisso era quello del “Pertuso”, lungo la mulattira  che prta a Santa maria La scala, ed erano davvero freschi come il gelato e sodi come il torrone perchè da una piccola caverna, che sboccava sulla casetta fumosa, aquistavano quella temperatura bassissima che veniva da miesteriose correnti sotteranee.

Si può dire che tutta la produzione locale della “Timpa” e dei dintorni immadiati della città veniva smrerciata nella bottega del “Pertuso”, o vicino alle acque di Miuccio che davano freschezza ai frutti e li liberavano dagli aculei sottili ed insidiosi., nemici spietati e insidiosi delle mani delicate.

Come facessero quei contadini a sopportarli è quasi un mistero.

Articolo di Alfio Fichera pubblicati sul “Popolo di Sicilia 2 il 10 settembre 1941

Foto tela intitolata Ficodindia e conigli di Teresa La Spina (1858 – 1937) Pinacoteca Zelantea.

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