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Portiamo un sacchetto di “risagghia” a testa. Dalla villa Belvedere a Palazzo di Città

Acireale, 11 aprile 2014 si inaugura la villa Belvedere dopo i lavori di recupero e di ristrutturazione e di demolizione e ricostruzione dello spazio prima chiamato “Angolo di Paradiso” e poi divenuto un angolo deserto e inaccessibile ai disabili motori e bambini in carrozzina. Il viale centrale cambia la pavimentazione e viene trasformato, grazie anche alle improbabili luci laterali, in una mini pista di atterraggio per ultraleggeri. Il Pinocchio all’ingresso viene traslocato e i ciottoli, sempre posti all’ingresso, saltano già il giorno stesso dell’inaugurazione. Non si festeggia quel giorno di aprile perché era giunta la notizia della morte del consigliere comunale Baldi e, altri, non avrebbero festeggiato perché le criticità e i disappunti in merito al recupero della villa Belvedere erano emersi e avevano creato già parecchi malumori.

La ringhiera della vasca dei cigni dedicata al mito di Aci e Galatea è stata rimossa e sostituita con una ringhiera da ballatoio “modello iacp” e al posto dei cigni uno stagno che da li a poco sarebbe diventato ricettacolo di zanzare.

Ma quello che saltò subito agli occhi stupiti e sorpresi di tanti cittadini acesi fu la grande distesa di pietrisco che, per un’area vasta, fu vista, a ragione, come una grande insormontabile barriera architettonica. Il primo “pietrisco” posto alla villa Belvedere era una quantità eccessiva e ne venne rimosso una parte ma, lo stesso, non si risolse il problema.

Elezioni amministrative giugno 2014, il candidato sindaco Roberto Barbagallo annuncia con un apposito lancio propagandistico: “Rimuoveremo il pietrisco dalla villa Belvedere”, poi nomina una commissione per la verifica dei lavori alla villa Belvedere. Poco dopo cade un grosso ramo da un albero e si sfiorò la tragedia, l’assessore Nando Ardita decide la chiusura della villa e un approfondito controllo della flora presente.

Trascorre ancora qualche tempo e si richiese da più parti (in consiglio comunale da Rito Greco) di prendere visione della relazione della commissione per la verifica dei lavori e  leggemmo di diverse criticità e anomalie. Si andò a misurare la dimensione del pietrisco e le pendenze e si comprese che le dimensioni erano troppo grandi e alcune pendenze dove è presente il pietrisco superano il 2%. La ditta richiese un ulteriore controllo che non avvenne e, dopo qualche tempo ed un ulteriore controllo e rimozione di alcuni alberi malati, si riaprì la parte sinistra della villa (largo risagghia) mentre la parte destra (quella di Aci e Galatea e dei giochi per i bambini) rimase ed è ancora oggi transennata e chiusa.

Passa ancora del tempo e abbiamo deciso di non chiedere più quando e come poteva essere realmente e integralmente aperta la villa Belvedere e quando e come si sarebbe rimosso il pietrisco per mettere in opera una pavimentazione degna. Niente, nessuna data, nessun programma, niente di preciso. Un niente talmente vasto e impenetrabile che, ormai, la villa Belvedere sembra essere dimenticata e langue con la sua semiapertura, con il pietrisco e con delle luci che sono orribili e tetre.

Immaginazione. Una lunga fila di acesi con un sacchetto di pietrisco in mano fanno la spola tra la villa Belvedere e Palazzo di Città, andando a depositare “la risagghia” sotto il Palazzo del potere. Un’azione civica e dimostrativa per affermare che i soldi pubblici (anche quelli europei) vanno spesi bene e vanno investiti per migliorare la città non certo per renderla peggiore.

Ma è solo immaginazione, i fatti concreti restano nel deserto della proposta politica.

(mAd)

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