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PUT e zona 30, sindaco e assessore non hanno le idee chiare

ACIREALE – Ancora torna la soap opera nostrana con l’ennesima puntata del PUT. La redazione del piano urbano del traffico (PUT) “prevista dall’art. 36 del Nuovo codice della strada (Decreto Legislativo 30/04/1992, n. 285). Le Direttive per la redazione dei PUT sono state emanate dal Ministero Lavori Pubblici (G. U. n° 77 del 24/6/1995).”

Il ritardo accumulato per redigere il put è già un dato che ha prodotto numerose storture nella gestione della viabilità nella città dei cento campanili e di “tutti con il culo in macchina”.  Il PUT, infatti, avrebbe dovuto migliorare “le condizioni della circolazione stradale nell’area urbana, dei pedoni, dei mezzi pubblici e dei veicoli privati, realizzabili e utilizzabili nel breve periodo.” Ad Acireale queste condizioni appena descritti sono di assoluta inciviltà, invivibilità e arretratezza.

Il sindaco Stefano Alì e l’assessore Carmelo Grasso credono di poter risolvere la questione con la trovata della “zona 30”. Cerchiamo di capire perchè questo prossimo intervento non avrà alcuna ricaduta postiva sulla viabilità e sulla vivibilità.

La “zona 30” è essenzialemente composta da “rotonde urbane, molto piccole, che servono a far rallentare le macchine e a rendere più sicuri gli attraversamenti pedonali”. Ed ancora la Zona 30 serve a far andare piano le macchine sulle strade urbane. Non è certo il caso di corso Umberto, corso Savoia e corso Italia dove normalmente si percorre ad una velocità assai inferiore ai 30 km/h. Eppure proprio in queste tre strade sopra indicate è prevista questa inutile “zona 30”.

Sempre previsto nelle zone 30 (quelle serie) che gli incroci siano portati al livello del marciapiede, passaggio pedonale rialzato al livello del marciapiede, pezzi di strada che vanno a zig-zag per far rallentare le macchine, dove è necessario restringimenti della carreggiata. Il grande obiettivo della zona 30 è infatti “l‟integrazione fra sicurezza stradale e qualità dello spazio pubblico.”

Ad Acireale in corso Umberto, corso Savoia e corso Italia tutto questo è inutile e surreale. Eppure con trionfalismo afferma il sindaco di Acireale Stefano Alì: “Ho incontrato i responsabili dell’università che stanno collaborando alla redazione del piano urbano del traffico, che mi hanno descritto lo stato dell’arte. E’ in fase avanzata la definizione della zona 30, degli interventi previsti per renderla pienamente operativa, anche attraverso elementi di arredo urbano”.

Ora è chiarissimo che la zona 30 non risolverà proprio nulla e sarà evidentissimo valutarlo nella realtà appena il provvedimento sarà emanato, ma la cosa che desta ulteriore sconforto è la conclusione delle dichiarazioni del sindaco che riferendosi al futuro provvedimento sulla viabilità afferma: “Spero che la sua piena attuazione liberi finalmente questa città dallo scontro ideologico sulla chiusura o meno di Piazza Duomo”.

Il sindaco Alì usa a sproposito il termine ideologico. “Ideologico” con il discorso e la questione viabilità, non c’entra proprio per nulla. Non esiste l’ideologia della consapevolezza dei danni dell’inquinamento e non esiste un’ideologia che vorrebbe i bambini avere a disposizione almeno uno spazio senza auto in una città sporca ed arretrata come la nostra. Non è ideologia e solo civiltà.

Infine. Quando ci sarà la zona 30 non smetteremo di pensare che l’apertura al traffico veicolare di piazza Duomo è stato e rimane un misero passo indietro per la ricerca di uno spazio di civiltà urbana.

(mAd)

 

 

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