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Quello che ci resta

Resta il ricordo di un programma elettorale roboante che si è impantanato anche per la scelta politica di volere accontentare tutti e, quindi, trovarsi spesso a mediare e a scegliere soluzioni “indecise” e balbettanti. Resta un consiglio comunale indeciso da che parte stare, una maggioranza ridotta al lumicino ed una conta per il bilancio di previsione approvato con soli 12 voti favorevoli.

Restano le polemiche sul carnevale e quelle sulla ztl, resta una città priva di arredo urbano, con centinaia di mastelli per la spazzatura riposti in ogni angolo e resta una macchina burocratica azzoppata, decapitata, con “gravi carenze nelle sfere apicali”.

Resta il teatro Maugeri ancora chiuso, resta il sogno del Bellini riaperto, resta insoluto il piacere di poter far giocare i bambini in angoli sicuri, resta la villa Belvedere nel degrado e rimane nel silenzio una città attonita, rabbiosa e, allo stesso tempo, incapace di reagire.

Resta ancora il dubbio sulla data delle elezioni. Velocemente il 10 giugno 2018, oppure si troverà una finestra tra ottobre e novembre di quest’anno o addirittura si arriverà a scadenza naturale ovvero giugno 2019? Dal governo regionale ancora non vi sono pronunciamenti ufficiali e dopo aver sentito il discorso di insediamento del commissario Scalia verrebbe anche voglia di tenerselo non per un anno ma per dieci. “Chiedo collaborazione con personalità della società civile” queste, tra le tante altre affermazioni, le parole più convincenti del commissario. Il dott. Scalia ha compreso immediatamente di trovarsi di fronte ad un “onere gravosissimo” per le complicazioni di organico nell’apparato burocratico, per una montagna di debiti fuori bilancio “alcuni anche di venti anni fa”, per altre questioni che via via riusciremo a capire meglio.

Resta una classe dirigente che non ha saputo o voluto formare nuovi quadri ed oggi si ritrova nell’incapacità di scegliere un candidato sindaco espressione della politica, resta il vago sapore della sconfitta, resta anche una forte tristezza se consideriamo che l’amministrazione Barbagallo non è stata battuta per la volontà del voto popolare ma per i “fatti giudiziari in corso”.

Resta una società civile di minoranza, resta una folla notevole di elettori  “inconsapevoli”, resta la precarietà, resta la disillusione. Resta il timore che i tentativi dal basso saranno ancora una volta minoranza in questa nostra terra dove, sovente, vengono premiati personalità appena in grado di mettere in croce due parole.

Resta un vuoto, un periodo di transizione che potrà portarci al riscatto civico oppure all’eterna rassegnazione.

“Quello che mi resta dei tuoi giorni è la smania di uscire anche se so che non c’è nessuno fuori che m’aspetta” (Claudio Lolli)

(mAd)

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