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Rapporto Censis: gli “Italiani incattiviti e il “sovranismo psichico”.

Nel rapporto 2018 del Censis sugli italiani esce fuori uno spaccato del tessuto sociale certamente inquietante ma c’è un passaggio che ha suscitato, tra i lettori attenti, un’attenzione particolare: il sovranismo psichico. Mai sentita prima questa definizione ed anche per questo merita di essere meglio compresa.

Come sono diventati gli italiani secondo il rapporto Censis? Sono incattiviti, disgregati, impauriti, più poveri e… invecchiati. Il mix di queste sensazioni e condizioni produce una divaricazione tra una massa complessa e numerosa di italiani e il potere che non è più, secondo la percezione diffusa, il garante delle certezze istituzionali. Ovviamente sono sentimenti nati e cresciuti dai troppi anni di squallida propaganda sulla crisi che stava per finire, sulle dichiarazioni roboanti e fasulle che la crisi era alle porte. Invece non si vede ripresa economica, si cammina pericolosamente verso la stagnazione e la deflazione. Dati che emergono in tutta la loro virulenza nel rapporto nord-sud dove il meridione d’Italia continua ad arretrare e non tiene il passo con il settentrione. In ogni caso in tutto il Belpaese non si cresce e non ci sono i numeri che ci avrebbero dovuto condurre alla fine del tunnel e, come è noto, una crisi che si protrae per oltre dieci anni lascia sul terreno tante vittime, per prima la cultura ed il pensiero analitico.

Il sovranismo psichico descritto nel rapporto Censis dipinge gli italiani come impauriti e la paura si trasforma sempre nella ricerca spasmodica di un capro espiatorio, qualcuno, qualcosa a cui addossare gli incubi e trasformarli in vendetta sociale, sfogo animalesco e brutale.

Così abbiamo in Italia il 63% che vede come un pericolo gli immigrati, convinti che rubano il posto di lavoro, italiani che si ritrovano a dover istruirsi in una istituzione culturale che è l’ultima in Europa per investimenti, ultima per capacità di produrre culture ed emancipazione sociale.  I bravi giovani in cerca di futuro lasciano il Belpaese per andare ad investire le loro conoscenze in quei Paesi che riconoscono la ricerca e la cultura come prassi centrale per lo sviluppo economico, sociale e culturale.

Dai temi sono scomparsi le mafie, la corruzione politica, la grande evasione fiscale. Tre piaghe della vita pubblica italiana che ogni anno sottraggono alla collettività circa 300 miliardi di euro, sono scomparse le analisi e gli approfondimenti, sono scomparse le ricerche e lo studio e l’italiano, incattivito da quasi tre decenni di false promesse e di facili illusioni, si ritrova a combattere contro gli ultimi,accanirsi contro i disperati, disconosce le istituzioni e si tuffa in un passato rinominato per l’occasione “sovranismo psichico”.

La delusione per la mancata ripresa, la demolizione dei riferimenti culturali tradizionali, il sovranismo psichico quindi assumono “profili paranoici della caccia al capro espiatorio”.  Ovvero la cattiveria diventa il motore di un ipotetico riscatto sociale, si frammenta in una polvere di aggressività che, ogni giorno, viene descritta in centinaia di casi di cronaca e nelle tante interazioni in rete che sono spesso dettate e mosse da un sentimento rancoroso e incattivito.

In Italia cresce il divario sociale, ristagna il potere di acquisto, si divarica il rapporto nord-sud, aumenta l’emigrazione (i giovani che vanno in cerca di fortuna sono aumentati). E’ una società quella italiana che si tuffa nell’individualismo, che piomba nel caos sentimentale, che non riesce a comprendere quale battaglia bisogna combattere per sconfiggere i veri mali della società italica.

(mAd)

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