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Reddito di cittadinanza e disorganizzazione di sistema.

L’Italia ha un welfare vecchio e malandato e i centri per l’impiego come l’ispettorato del lavoro o altri Enti, sono sempre in sotto organico e non riescono a dare i servizi ai cittadini con efficienza e concretezza.

I centri per l’impiego in Italia hanno 550 sportelli e vi lavorano circa 9 mila dipendenti. Poi c’è l’ANPAL (Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro) che conta circa 1.400 lavoratori di cui, secondo il report della commissione lavoro, almeno 800 sono assunti con contratto di collaborazione. Sono dati importanti per capire che la legge che sarà varata – reddito di cittadinanza – troverà parecchie difficoltà ad essere efficiente.

In Germania quelli che possiamo comparare con i nostro centri per l’impiego sono 110 mila tutti armonizzati con un sistema di banche dati unificato, mentre in Italia le Regioni non si parlano tra loro e ancora meno con il sistema governativo centrale. Si rende, quindi, necessario un potenziamento dei centri per l’impiego con nuove assunzioni per arrivare almeno a 50 mila unità, secondo quanto affermato da Luigi Oliveri, dirigente dell’Adapt.

L’inefficienza diventa ancora più chiara quando apprendiamo che oltre il 75% degli iscritti ai centri per l’impiego è disoccupato da oltre un anno e non riceve richieste di lavoro da almeno tre anni. Di fatto solo il 3% degli iscritti ha trovato lavoro grazie all’iscrizione ai centri pubblici per l’impiego. Ed ancora, solo il 25% degli italiani contatta gli uffici per il lavoro contro il 75% dei tedeschi. Ovviamente a sud stiamo anche peggio. La percentuale di disoccupati iscritti nei centri che non ricevano alcuna chiamata da almeno un anno sale all’80%.

Ancora un dato. Secondo l’Istat il numero dei disoccupati risulta pari a 2 milioni e 866 mila. A livello europeo, lo scorso anno il tasso medio di disoccupazione si è attestato sul 7,6% mentre in Italia il tasso di disoccupazione è del 21.5% ovvero più del doppio rispetto alla media europea. Ovviamente la Sicilia insieme alla Calabria è agli ultimi posti e per quanto riguarda la disoccupazione giovanile – età compresa tra i 15 e i 24 anni- la nostra bella isola raggiunge la vetta del 52,9%.

Questi dati ci fanno capire che per poter governare il welfare con l’introduzione del reddito di cittadinanza bisogna riformare i centri per l’impiego, aumentarne gli sportelli e assumere e formare almeno altre 50 mila unità. Bisogna combattere il lavoro nero e le mafie, bisogna rendere produttivi i territori attraverso l’uso attento e responsabile dei fondi europei e, in ultimo ma non ultimo, combattere e sconfiggere la grande evasione fiscale e la corruzione politica.

C’è tanto da fare, oltre gli annunci.

(mAd)

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