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Residui attivi, “difficoltà dell’Ente a riscuotere”.

ACIREALE – Il sindaco Alì, qualche settimana fa, ha reso noto che i residui attivi ammontano a ca. 77 milioni di euro. Sempre il primo cittadino ieri (13/10/2018) ha affermato che in tema di recupero delle somme c’è “un primo problema, che non è risolvibile in tempi brevi, è costituito dal fatto che da quando sono scattati i licenziamenti legati alla vicenda dei “furbetti del cartellino” l’ufficio è retto da un funzionario presente solo 2 giorni a settimana. Non abbiamo gli spazi finanziari per attivare una selezione per un contratto a tempo determinato, si devono quindi seguire percorsi che richiederanno tempi lunghi”.

Cosa sono i residui attivi? I residui attivi sono somme accertate ma non incassate entro il termine dell’esercizio e che rappresentano un credito che l’Ente vanta nei confronti di morosi ed evasori delle tasse comunali, multe e altri accertamenti di competenza locale.

Sappiamo, adesso, per stessa ammissione del sindaco Alì che si allungano i tempi per gli accertamenti e che gli uffici preposti a questo compito sono ridotti ai minimi termini in fatto di personale. Dobbiamo anche sapere che un aspetto centrale nella gestione dei residui attivi è quello di una reale valutazione della loro attendibilità, ovvero l’Ente non deve tenere conto quella parte di residui attivi che prevede di non incassare e che, quindi, devono essere esclusi, dal prossimo bilancio, nella voce di entrata dove si contabilizza l’incasso dei residui attivi.

Inoltre i residui attivi possono anche subire una riduzione o addirittura essere eliminati (senza averli incassati) in caso di prescrizione, insussistenza del credito, inesigibilità del credito. Ovviamente prima delle possibili riduzioni o addirittura eliminazione bisogna che siano “stati esperiti tutti gli atti per ottenerne la riscossione”(compresi quelli di competenza dell’autorità giudiziaria).

Come possiamo notare tra le parole del sindaco che indicano come persistono difficoltà significative negli Uffici preposti al recupero delle somme dovute, tra la possibilità di prescrizione, inesigibilità (stato di indigenza del debitore) e la quantità notevole di accertamenti da esercitare, possiamo concludere che sarà impresa assai complessa far rientrare queste risorse per ridare ossigeno all’Ente.

Cosa prevede l’amministrazione per cercare di recuperare una parte dei residui attivi? A questa domanda da qualche indicazione il sindaco Alì quando scrive: “Abbiamo comunque deciso di attivare un ufficio che si occupi di entrate, cioè di operare anche bonariamente per massimizzare gli incassi di quanto dovuto all’Ente, a prescindere dall’ufficio in cui è nata la pendenza”.

Appaiono evidenti le difficoltà quando da una parte si afferma che gli uffici sono con personale ridotto, dall’altra si è deciso di “attivare un ufficio che si occupi di entrate….”. Tutto ciò, temiamo, non risolverà di molto la questione del recupero dei crediti, un compito che andrebbe affidato a società esterne specializzate nel recupero dei crediti. Stiamo parlando di società esterne che sono chiamate “concessionari della riscossione”; in Italia, infatti, gli Enti locali possono decidere di affidare la riscossione di imposti e tributi non pagati dai contribuenti a società esterne specializzate.

Cosa fare? Quanto si potrà recuperare dei residui attivi? Domande a cui ancora non è semplice rispondere così come per la madre di tutte le domande ovvero: come mai si è riusciti ad accumulare ca. 77 milioni di euro di crediti non incassati?

Per cercare di capire come mai si è accumulata una montagna di residui attivi dovremmo andare indietro nel tempo per conoscere come e da chi sono stati gestiti gli uffici che avrebbero dovuto intraprendere ogni azione legale per far si che i cittadini acesi pagassero le tasse comunali, le multe ed ogni altra sanzione o tassa. Non è andata così e come dice un vecchio e sempre valido proverbio “tutti i nodi vengono al pettine” e, aggiungiamo, a pagare sono i giovani e le prossime generazioni.

(mAd)

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