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Sammastianu, gli Acesi e la bellezza

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Chi nasce ad Acireale sin da bambino gli viene data la consapevolezza di essere nato nel posto più bello del mondo,
Il mito ci ha consegnato la leggenda di Aci e Galatea, giovani e belli, di cui tutti andiamo fieri.
E gli Acesi si sono posti sotto la protezione dei Santi più belli.
Santa Venera (Santa Venera pè biddizzi…) e San Sebastiano (Taliatilu chè beddu, rizzareddu rizzareddu).
La bellezza ci avvolge e ci accompagna.

Sono nato in una famiglia Cattolica, di quelle che contavano tra di loro preti e suore, monache di casa e terziari.
Mia madre pur avendo nonni acesi era nata e vissuta a Belpasso, da bambino ho vissuto di più le feste dei paesi pedemontani che non quelle Acesi: Santa Lucia a Belpasso, San Giuseppe e Sant’Antonio a Nicolosi.
La festa estiva di Santa Venera inserita nel contesto del Luglio Acese nei miei ricordi è più legata allo splendore di Acireale di allora, la maturità mi ha portato ad apprezzarla e mi riprometto di scriverne presto.

Per la festa di San Sebastiano, c’è un episodio della mia vita successo circa 45 anni fa che sono riuscito a comprendere da una settimana parlando col poeta Giovanni Grasso, che su San Sebastiano ha scritto un bel libro.
Mio padre, commerciante di agrumi, durante questo periodo era impegnatissimo di lavoro, la campagna dei limoni e delle arance era in pieno svolgimento, per me bambino, la festa di San Sebastiano si concentrava con la spettacolare uscita da Via Roma in Corso Umberto e coi fuochi del Viale, rigorosamente al Bellavista, con i parenti.
Una mattina di un giorno di San Sebastiano, mio padre mi chiede di andare con lui,  mi porta all’uscita e mi consiglia il posto dove mettermi per vedere meglio (il posto che da giovane aveva usato lui), e le precauzioni da tenere al momento più “pericoloso”.
Quel giorno, insieme, il trionfo dell’entusiasmo e dell’adrenalina del momento dell’uscita .
Ho avuto una consegna importante: ed allora non me ne son reso conto.

Nelle famiglie dei “devoti” di quelli che la festa la vedono come animatori e figure fondamentali della devozione e della tradizione, la vigilia è vissuta con frenesia, con l’ansia dell’appuntamento importante: l’appuntamento con il fidanzato dell’anima che si rinnova di anno in anno.

Da 450 anni ci tramandiamo questo slancio dell’anima che si trasmette da padre in figlio, silenziosamente, con dolcezza, con amore.
La bellezza che abbiamo dentro, questo rapporto intimo con il “rizzareddu” ci accompagna per la vita, ha la sua massima espressione il 20 gennaio per poi iniziare il conto alla rovescia, aspettando il prossimo anno.

Il vero Capodanno degli Acesi si festeggia venti giorni dopo quello del calendario. Si festeggia con un conto alla rovescia di Fede, amore e tradizione davanti alla “cammaredda” che sta per aprirsi.
E all’apertura è festa.
Festa e basta. Acireale e Sammastianu. Un rapporto così stretto ed intimo che non si può descrivere: si può solo vivere.

Quei momenti, che le migliaia di smartphone potranno immortalare ma non descrivere, valgono per tutta la festa.

L’assolvimento del voto del mezzo giro o del giro intero, le corse, i fuochi e tutto ciò che caratterizza la festa completa questo atto d’amore.
Acireale nella Venerazione di San Sebastiano da il meglio di se.

L’ Acese, che è avvezzo alla bellezza, lo sa.

Viva Sammastianu

(santodimauro)

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