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San Sebastiano 2019. Quale futuro? di Davide Pappalardo

Giunti quasi al termine della festa di san Sebastiano sento il bisogno di dover esprimere il mio pensiero sullo stesso evento e sulle virate infelici che esso ha subito e continua a subire nel corso degli anni. Da un pò di tempo, in occasione della festa dedicata al compatrono di Acireale, si parla di sicurezza, si prendono provvedimenti atti a garantire la salute dei partecipanti, si guarda di più alla fede.

Durante il giro processionale, una delle tappe più sentite dalla folla dei fedeli è la “Salita di via San Biagio”, antica mulattiera che costringeva i devoti portatori a caricare sulle loro spalle il pesante fercolo. In questa edizione del 2019 la salita è stata misteriosamente percorsa a passo d’uomo, senza rievocare una delle tante tradizioni che compongono la festa. Problemi di sicurezza? Un ulteriore tentativo di rispetto nei confronti dei terremotati? Non ci è dato saperlo, almeno per il momento. Ma se davvero ci dovesse essere una relazione con l’evento tellurico del 26 dicembre 2018, se si crede sul serio di rispettare il dolore delle famiglie coinvolte, allora bisognerebbe fermarsi un attimo e riflettere. Non si trasformi un giorno di festa in un lutto. Giustissima e degna di forte appoggio la decisione relativa alla cancellazione dei fuochi d’artificio, con i fondi da devolvere a chi ha perso la propria casa e rischia di perdere la speranza di un futuro migliore, come è giusta l’attenzione alla salvaguardia della popolazione durante le pericolose manovre del fercolo. Siamo però sicuri che sullo sfondo di importantissime esigenze delle quali bisogna tenere conto non si siano commessi errori? Da diversi anni non si assiste più alla spettacolare corsa di via Roma, parte integrante della festa in quanto momento puramente folkloristico, ma non per questo meno sentito. “Alla fede serve anche il folklore” diceva papa Giovanni Paolo II, indicando il secondo elemento come ponte tra la dimensione dell’uomo e la dimensione celeste di Dio. E’ questo un insegnamento che il popolo di Sicilia ha sempre custodito, ma che nel caso della nostra festa, intesa come insieme di tradizioni popolari legati al sacro e al profano, si rischia di dimenticare. Al tentativo di sensibilizzazione della gente, alla (ri)educazione alla cultura – lodevole in merito l’intervento di Don Vittorio Rocca sul senso dei riti della festa e sul ricordo della figura di san Sebastiano come uomo e martire nella storia- alla commistione tra sicurezza e tradizione si preferisce tagliare. Invece di guardare e riguardare i punti di debolezza che, nel già citato esempio della corsa di via Roma, sono palesemente legati alla incolumità della gente, si inciampa in un cono d’ombra dove diventa molto più semplice snaturare un evento considerato bene demoetnoantropologico. Ancora pochi anni e di questo evento resterà ben poco.

Alla corretta mitigazione di un evento religioso come la festa di san Sebastiano 2019 si pensi anche a ridurre le misure di un evento puramente folkloristico come il Carnevale, ad oggi invariato nel suo protocollo. La sensibilità nei confronti di chi ha subito danni dal sisma di Santa Stefano è stata dimostrata il 20 gennaio, si continui a mantenerla anche in seguito. O è forse una questione di varie forme di sensibilità? Esistono tradizioni di serie A e di serie B? Basta! E’ ora di finirla!

(Davide Pappalardo)

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