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Spese pazze all’ARS – L’on. Nicola D’Agostino “Giustizia è fatta”.

“Spese pazze all’ARS” – Pubblichiamo integralmente la nota dell’on. Nicola D’Agostino

“Ci sono voluti cinque anni di indagini e di composta resistenza al dispiacere. Che alcuni componenti della Procura di Palermo avessero torto, io non avevo dubbi. Ma come sempre accade in vicende del genere, quel che è certo per l’interessato non sempre lo è per chi ti osserva, specie quando ad essere accusato è un soggetto pubblico nell’esercizio delle proprie funzioni politiche: in questo caso la curiosa morbosità popolare, alimentata dalla mala abitudine di assecondare l’accusa e non bilanciare mai con le ragioni della difesa, porta a pregiudizi sommari. Per cui: le cosiddette “spese pazze” dell’Ars erano davvero tutte pazze e, nella logica di processi all’ingrosso, quelle che mi venivano contestate meritavano d’essere definite peculato consumato per il sol fatto che a sostenerlo fossero dei pubblici ministeri. Le tante pagine di giornali, i telegiornali a tutto spiano, soprattutto il web, quest’ultimo impietoso e definitivo nella sua sommaria giustizia, lo “confermavano”. Insomma, “condannato e colpevole” a prescindere!

Oggi paradossalmente passo addirittura per definitivamente “assolto”, il che prevederebbe un rinvio a giudizio (cioè a processo) che non è mai avvenuto: le tesi dell’accusa, nel mio caso, erano talmente inconsistenti che non meritavano di essere discusse in un processo. Non lo dico io, ma il Gup a Palermo e la Cassazione a Roma.

Tre anni di indagini (con il rischio di un preventivo marchio d’infamia), l’archiviazione da parte della stessa accusa del 95% delle contestazioni (cioè per tutti gli atti compiuti da capogruppo), la (ingiusta) richiesta di rinvio a giudizio da parte dei pm palermitani per fatti quando non ero capogruppo (e dunque che c’entravo? Mah…), un anno di dibattimento per decidere se meritassi o no d’essere processato, il proscioglimento (Luglio 16) da parte del Gup che respingeva la residuale accusa degli inquirenti, la sensazione di liberazione da un incubo (che definì kafkiano) durata però pochi mesi perché la stessa parte accusatrice decise a Dicembre di ricorrere in Cassazione: infine ieri il rigetto del ricorso della Procura da parte della Corte di Cassazione!

Riassumendo i fatti: la mia condotta è stata sempre esemplare, ci sono voluti 5 anni (senza neppure un rinvio a giudizio) per far emergere l’inconsistenza delle contestazioni. Pazienza: esperienza che fortifica.

Un grazie alla mia famiglia che mi ha sostenuto, agli amici (politici e non) che non hanno mai avuto il minimo dubbio, ai miei amici avvocati, Enzo Mellia in testa, Piero Continella, Giuseppe Lo Faro, Luca Blasi, Nino Caleca, Roberto Mangano, Franco Andronico, Antonio Capizzi senza i quali non avrei avuto la forza di resistere con compostezza e far valere le mie ragioni”.

(Nicola D’Agostino)

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