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TARI, sanzioni agli evasori, tariffazione puntuale e compostaggio domestico

La delibera di Consiglio n.120 del 19/12/2017 “TARI anno 2017. Approvazione Piano Economico Finanziario (PEF) e Tariffe Tassa sui Rifiuti (TARI) – Esercizio anno 2017” oltre a definire le tariffe della TARI ha stabilito anche le modalità con cui queste vengono calcolate.

Chi ha interesse a partecipare costruttivamente al dibattito sulle scelte che riguardano la nostra città città e voglia provare ad affrontare la tematica dei rifiuti andando oltre alla foto del sacchetto abbandonato dovrebbe fare lo sforzo di approfondire, analizzando le scelte effettuate dai nostri amministratori e chiedendone conto, anche se difficilmente rispondono a commenti legati alle scelte politiche.

Vorrei segnalare alcuni aspetti che sarebbe stato interessante se il consiglio comunale avesse approfondito, facendo comunque i complimenti ai nostri amministratori, perché un’ulteriore riduzione del 20% è sicuramente una buona notizia per gli acesi.

Come già nel 2014 la nostra amministrazione ha scelto una metodologia di calcolo della TARI, nel caso di utenze domestiche, che a me sembra superata e che genera problemi sia di equità che di una organizzazione moderna del servizio.

  1. Il sistema a me sembra poco equo, non commisurando effettivamente i costi alla  quantità di rifiuti che ognuno produce
  2. Rende difficile il calcolo del risparmio legato al compostaggio domestico tanto che non è noto al momento dell’adesione.
  3. Si allontana dalla logica della tariffazione puntuale a cui invece si dovrebbe tendere. Tanto più indifferenziata produco, tanto più pago.

Non riporto cosa prevede la Legge che potete trovare in un precedente post legato alla possibilità di richiedere un rimborso alla TARI. Riepilogo solo brevemente, la Legge consente di scegliere fra due modalità di calcolo, quella a cui si sono orientati tutti i comuni virtuosi con un modello che prevede una quota fissa ed una variabile, come ad esempio Parma che l’assessore porta come modello.

E quelli come Acireale che hanno utilizzato un’opzione lasciata ancora aperta che prevede una metodologia del calcolo che lega la tariffa alla superficie dell’immobile parametrizzandolo secondo il numero di residenti, ma con un peso estremamente ridotto.

Come mai Acireale non ha scelto di applicare una quota fissa (cioè legata ai costi fissi, spazzamento, investimenti etc.) che si ripartisce secondo i metri quadrati (legandola alla ricchezza) ed una tariffa variabile (che si riferisce ai rifiuti prodotti) legata unicamente al numero di componenti il nucleo familiare? Provocando le seguenti incongruenze.

1) Mancanza di equità del calcolo.

Con il metodo di calcolo ed i parametri selezionati si carica il costo del servizio principalmente sui metri quadrati degli immobili, non tenendo conto della spazzatura effettivamente prodotta, contro la logica chi inquina paga. Ad una vedova che vive da sola in un’ampia abitazione viene caricata una tassa enorme rispetto alla quantità di rifiuti prodotti. Non c’è commisurazione fra residenti e rifiuti.

Queste sono le tariffe definite ad Acireale per le utenze domestiche:

Ipotizzando la stessa casa di 100 m2 confrontiamo la tassa per un nucleo familiare secondo il numero di componenti:

E’ come se il costo legato alla produzione dei rifiuti per abitante fosse di circa 4-5 € all’anno. Del tutto assurdo.

Questa scelta allontana dalla logica di legare il costo al rifiuto prodotto e concettualmente a meccanismi di tariffazione puntuale. Disincentivando culturalmente anche la riduzione della quantità di rifiuti prodotta.

Mentre sia la legge che la logica puntano verso la tariffazione puntuale, come anche l’assessore ha indicato in un recente convegno presentando l’avvio di questo meccanismo ad Acireale e come è affermato sul sito di Acireale Differenzia.

Se, giustamente, si vogliono aiutare le fasce deboli bisognava introdurre correttivi sulla base dell’indicatore ISEE per la quota legata ai mq (riduzioni non inserite). Mentre il costo del rifiuto prodotto lo devono pagare tutti spingendo così ogni famiglia a ridurre la quantità di rifiuti prodotti. Riduzioni ISEE che la Legge prevede esplicitamente ma che il comune non applica, trattando tutti allo stesso modo.

Confrontando quello che succede a Reggio Emilia è evidente come il costo per cittadino sia molto più alto quando allo stesso tempo il costo complessivo si riduca di un terzo.

La stessa ingiustizia che prevede che anche per le unità accessorie si paghi la TARI con la stessa metodologia, dove è lampante che il rifiuto prodotto in un garage è minimo.

2) Tariffazione puntuale e compostaggio domestico

Come già evidenziato precedentemente questo meccanismo è assolutamente in contrasto con la logica della tariffazione puntuale dove io pago per il rifiuto che produco.

Altra ricaduta negativa si ha sui risparmi per il compostaggio domestico. Nel recente annuncio non è stata indicata la quota di risparmio legata al compostaggio domestico. Questa verrà probabilmente gestita come una mancetta, slegandola dai costi effettivi che il comune risparmia.

Sarebbe stato molto più corretto dire “caro cittadino acese la tua quota variabile è di 120 €/anno, una parte di questa è legata all’organico (costo della raccolta e conferimento in discarica, attualmente mi sembra circa 80 €/ton) che corrisponde ad un 30% del costo complessivo” (immagino). A quel punto il risparmio applicato sarebbe ben definito e non dovremmo aspettare chissà cosa.

Infatti continuando con l’esempio di Reggio Emilia è prevista proprio una riduzione del 20% sulla quota variabile 32 € per una famiglia di 3 persone. Il tutto comunque rapportandolo al costo molto più alto di Acireale, quindi probabilmente con un risparmio maggiore.

Ma Reggio Emilia è lontana.

Riporto anche le mie perplessità sulla determinazione della tariffa.

Come al solito continuiamo a subire la solita mancanza di trasparenza sui dati. Visto il costo del servizio rifiuti lo paghiamo interamente noi cittadini, l’amministrazione dovrebbe sentire l’esigenza di dettagliare i costi che indica nel calcolo, troppo generici alcuni dati.

Riporto la tabella che raffronta 2014 e 2017 (gli altri anni sono passati in cavalleria chissà perchè, la Legge prevede che il piano sia realizzato ogni anno).

Nella Tabella 2017 troviamo dei costi assolutamente opachi:

  • Altri costi 438.353
  • Costi amministrativi 570.143
  • Costi generali 2.857.049

Trovo che sia una gravissima pecca per un’amministrazione che si definisce improntata alla trasparenza non indicare chiaramente come spende 4 milioni di €.

Il costo del servizio è interamente a carico dei cittadini, questo costo è controbilanciato dalla tariffa TARI, infatti i 10.461.040 € legati ai costi sono interamente coperti dalle tariffe.

E dove vanno a finire le entrate legate a:

  • gettito della vendita del rifiuto riciclato
  • sanzioni applicate alla ditta
  • sanzioni legate alle multe ai cittadini zaurdi beccati a abbandonare rifiuti?

Sembra che il costo complessivo di 10.461.040 € sia coperto solo dalle tasse dei cittadini senza ulteriori entrate.

Mentre le voci precedenti hanno un impatto economico abbastanza relativo, totalmente diverso è l’impatto delle sanzioni legate alla lotta all’evasione della TARI.

Visto che c’è stata una consistente lotta all’evasione (dal PEF si ricavano 7.000 ruoli in più) e questa comporta anche sanzioni e arretrati sugli anni precedenti, queste entrate dove vanno a finire? Dalle tabelle emerge che il totale del costo coincide esattamente col totale della bollettazione dell’anno.

Ancora non sono disponibili i dati del consuntivo 2017, ma è stato appena pubblicato il bilancio preventivo del 2018 che prevede per i prossimi 3 anni un’entrata di 1.500.000 € all’anno per recupero evasione.  Dove è andato a finire il milione e mezzo (minimo) che è stato accertato nello scorso anno? Questo è quello che riporta la nota integrativa al bilancio:

(Stefano Alì)

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