venerdì, Marzo 29, 2024
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Voglio tutto questo e lo voglio adesso!

“I want it all, I want it all, I want it all and I want it now”. Era il 1989 e i Queen impazzavano nelle radio con questo ennesimo successo; una di quelle canzoni che quando l’ascolti ti dà una carica pazzesca e la voglia di mangiarti il mondo. Soffermandomi sul testo c’è una frase che mi colpisce in particolare ed è “hear the cry of youth”, “ascoltate il grido della gioventù”, e lì mi blocco e comincio a pensare ad altro. Per esempio al fatto che viviamo in una città non a misura dei suoi giovani abitanti, siano essi bambini o adolescenti. Mancano aree verdi in città con bambinopoli per i nostri figli più piccoli, ma anche luoghi di aggregazione per i nostri figli più grandi, a parte quell’immensa distesa di cemento che ancora tutti si ostinano a chiamare “Area COM”, alias Largo Francesco Vecchio.

La nostra bella Acireale, decantata dalla cultura classica, ha vissuto, negli ultimi 30 anni, un processo di involuzione direi quasi unico nel suo genere, laddove oltre a non creare nulla di nuovo e positivo, non si è stati in grado di preservare quanto di buono già preesisteva, dalle terme alla villa Belvedere, passando per la manutenzione del manto stradale e per la cura in generale della cosa pubblica. Possibile che per vedere un area curata bisogna per forza affidarsi ai privati? Perché non si è mai stati in grado di percepire la cosa pubblica come propria e in quanto propria, da amare e rispettare esattamente come faremmo con i nostri beni privati?

Certamente i nostri figli non stanno ricevendo un esempio positivo da parte delle generazioni che li precedono. Non hanno un centro storico chiuso al traffico dove potersi incontrare liberamente con gli amici, passeggiare, chiacchierare, mangiare qualcosa in piena libertà, osservando bellezza, arte, storia.

Li stiamo abituando al cemento, alla desolazione, alla non cultura!
Da madre e da insegnante, sogno una città più a misura di bambini e adolescenti, una città attenta alle loro esigenze, che investa in cultura e bellezza, magari promuovendo giornate di lettura in diversi punti della città, dalle chiazzette, ai vicoli, alle frazioni, ai giardini pubblici, se mai un giorno tornassimo ad averne. Giornate come Eralavò sono l’esempio lampante che molta parte della città chiede tutto questo. La città che vorrei dovrebbe avere più altalene, librerie, teatri, cinema e meno centri scommesse.

“It isn’t much I’m asking”, continua la canzone dei Queen, non mi pare che io stia chiedendo chissà cosa, perché sono fermamente convinta che investire sulle nuove generazioni, piuttosto che finanziare inutili sagre o feste paesane, sia il miglior investimento che un’amministrazione possa fare, consapevole del fatto che sta preparando il futuro a dei cittadini e futuri elettori più attenti, consapevoli e sensibili.
Voglio tutto questo e lo voglio adesso!

(Valeria Musmeci)

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