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28 dicembre 1943 – Eccidio dei fratelli Cervi.

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Ettore (1921), Ovidio (1918), Agostino (1916), Ferdinando (1911), Aldo (1909), Antenore (1904), Gelindo (1901), avevano dai 21 ai 42 anni. Erano contadini e partigiani i sette i fratelli Cervi che furono fucilati al poligono di Reggio Emilia, alle prime luci del 28 dicembre del 1943.
Circa un mese prima, il 25 novembre 1943, a seguito di una imponente azione di forza (50 uomini) della Guardia Nazionale Repubblicana, furono arrestati nella loro cascina ai campi Rossi e, insieme al padre Alcide e ad altri membri antifascisti, portati al carcere dei Servi a Reggio. Questo perché i fratelli Cervi insieme al padre, avevano in precedenza fondato la cosiddetta “Banda Cervi”, che, al fianco di tanti altri partigiani, si rese attiva in vere e proprie azioni di guerriglia e sabotaggio ai danni del regime fascista.
I sette fratelli Cervi, insieme ad un loro compagno partigiano, Quarto Camurri (1921), vennero ufficialmente fucilati per rappresaglia, in quanto, dopo il loro arresto, nonostante l’ordine dei vertici partigiani di non compiere attenti, furono compiute ad opera di partigiani “disubbidienti” diverse azioni gappiste; come quella del 15 dicembre 1943 ove venne ucciso Giovanni Fagiani, primo seniore della Milizia, o quella (determinante) del 27 dicembre 1943 ove venne ucciso a Bagnolo in Piano, alle ore 18, Vincenzo Onfiani, segretario comunale fascista. Di fatto, persino alcune alte cariche del Fascismo (c’è chi dice addirittura Benito Mussolini), espressero perplessità (evidentemente senza troppa convinzione) di fronte a tale atrocità. Fu comunque subito chiaro che l’eccidio sarebbe stato controproducente per cìò che rimaneva del Regime Fascista di Salò, tanto che le sepolture furono eseguite in gran fretta e quasi segretamente, tentando così di insabbiare l’accaduto.
L’8 gennaio 1944, a seguito di un bombardamento alleato, le mura del carcere crollarono e papà Alcide, ancora detenuto, riuscì a fuggire e tornare a casa.
Nella ricorrenza dell’eccidio vengono ricordati anche la madre Genoeffa Cocconi che morì distrutta dal dolore a 65 anni, il 14 novembre 1944, ed il padre Alcide Cervi che morì a 95 anni, il 27 marzo 1970, dopo aver avuto la forza di ricominciare insieme alle nuore ed agli 11 nipoti. I coniugi Alcide Cervi e Genoeffa Cocconi, sposati nel 1899, ebbero in tutto 9 figli, sette maschi e due femmine: Diomira (1906) e Rina (1912).
Il 20 ottobre 1945, dopo la liberazione di Reggio, avvenuta il 24 aprile 1945, vennero riesumate le salme e organizzati i funerali dei 7 tratelli che, da quel giorno riposano nella tomba monumentale del cimitero di Campegine (Reggio Emilia).
Il 7 gennaio del 1947, Enrico De Nicola consegnò le 7 medaglie d’argento al valore militare a papà Alcide. Nel 1955 Renato Nicolai (intellettuale comunista) fu incaricato dal Partito Comunista di redarre un libro che raccogliesse le memorie e la storia della famiglia Cervi.

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