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40 anni fa l’addio a Vittorio De Sica, nasce la leggenda

Vittorio_De_Sica

 

Vittorio De Sica, morì a 73 anni, proprio quarant’anni fa – 13 novembre 1974 – in un ospedale parigino dopo l’aggravarsi di un intervento chirurgico per un tumore polmonare. De Sica è stato con Rossellini e Visconti uno dei padri del neorealismo italiano anche se, come ebbe a dire Orson Welles, per il quale Sciuscià era il più bel film del mondo: “Se per gli italiani il neorealismo è Rossellini, per gli americani è De Sica”. In 50 anni di carriera ha vinto quattro Oscar, una Palma d’oro a Cannes e un Orso d’Oro a Berlino. Attore, regista, cantante,  maschera  falsamente aristocratica, Vittorio De Sica è stato il primo vero divo moderno e mondiale del cinema italiano. Star a tutto tondo, apprezzatissimo fin dagli anni trenta come attore, amato come regista negli Usa e nel mondo grazie alla regia della tetralogia “neorealista” (Sciuscià (1946) premiato con l’Oscar – Ladri di biciclette (1948), altro Oscar – Miracolo a Milano (1950) – Umberto D. (1952); Ieri, oggi, domani (1963) – ancora un Oscar – e Matrimonio all’italiana (1964); infine il quarto Oscar vinto con Il Giardino dei Finzi Contini (1972), sul dramma della deportazione degli ebrei.  “Le sofferenze, le miserie, contengono un tossico e un farmaco assieme”, scrisse De Sica su “Cinedidattica” nel ’52, appena dopo aver concluso Umberto D., “nel dolore gli uomini tornano, per una intrinseca esigenza dello spirito, a quelle verità fondamentali e lontane che sono alla base della nostra cultura, della nostra fede, della nostra natura”. ha avuto l’intuizione caparbia e prima di altri di cambiare completamente strada, di capire che per uscire dalla propaganda e dell’ideologia del cinema fascista si doveva raccontare la realtà dei più poveri e bisognosi del paese, raccontare la verità con gli strumenti del cinema. De Sica sa bene come proseguire oltre il neorealismo, girandoLa Ciociara (1962) che consacra Sofia Loren con un Oscar, gira film con Peter Sellers e Shirley MacLaine, e torna continuamente ad essere lui attore, di primissimo piano e pregio sotto l’occhio attento di Charles Vidor nel kolossal hollywoodianoAddio alle armi (1957); di Roberto Rossellini ne Il generale Della Rovere (1961); di Luigi Comencini con Pane, amore e fantasia (’53), Pane, amore e gelosia (’54) e Pane, amore e… diretto però da Dino Risi (’55), fino ad una delle ultime magistrali apparizioni in un capolavoro camp della factory di Andy Warhol, “Dracula cerca sangue di vergine… e morì di sete!”, per la regia di Paul Morrissey e Antonio Margheriti (1974).

#fancityarte

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