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A CASO- un racconto di Carla Oliva

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A CASO

Non è mai stata una ragazza che riflette troppo. Entra in libreria e sceglie il primo libro dalla bella copertina che trova, posteggia l’auto dove capita, alle strisce colorate sull’asfalto non fa mai troppo caso. È una di quelle ragazze che la spesa la fa di fretta, una mano fissa sul manico del carrello e l’altra che pesca prodotti dagli scaffali con una velocità che non le permette neanche di cambiare idea. Si butta e basta, che del rischio «Chi se ne importa?», che se non cade in piedi tanto poi si rialza, e le ferite, quelle anche se fanno male si sopportano. Perché buttarsi è stato bello.
Era una giornata particolarmente affollata quando è entrata di corsa nel piccolo negozio in periferia della città, l’odore d’ebano degli scaffali e del deodorante alla pesca che le penetrava nelle narici, mentre con fare frenetico attraversava i lunghi corridoi.
Una grossa folla di persone si accalcava di fronte ad uno scaffale piccolo e consunto, che non sembrava avere abbastanza prodotti per tutti. Non era giornata di sconti, eppure «È un periodo che tutti sembrano averne un disperato bisogno» ha detto una commessa passandole accanto e notando il suo sguardo perplesso, con una scrollata di spalle indifferente ed un breve cenno verso lo scaffale. Lei ha emesso un sospiro lieve, quasi impercettibile, e si è fatta strada tra la calca. Una donna di mezza età aveva in mano due prodotti diversi ed era combattuta tra un amore profondo, sincero, e un amore piccolo, più conveniente, ma di qualità minore; di soldi gliene erano rimasti pochi, così ha preso il meno costoso, un sospiro rassegnato mentre lasciava andare il primo amore sullo scaffale. Ha visto un uomo frugare tra i vari prodotti quasi con frenesia quando si è avvicinata, cercava un amore semplice ma bello, un amore che avrebbe potuto piacere anche alla sua bimba che a casa giocava con le bambole, perché voleva farla contenta, perché ha già restituito il primo acquisto al negozio, con tanto di divorzio.
Lei non è mai stata brava a fare la spesa, né a riflettere troppo. Si è avvicinata di fretta e ha preso un amore a caso.
Non ha guardato neanche la data di scadenza.
Ha scelto un amore con fare repentino, come se ne avesse disperatamente bisogno perché a casa le sue scorte erano esaurite. Non importava la qualità, non importava la durata, doveva usarlo subito.
E mentre gli altri, carrelli sotto mano e l’aria attenta, percorrevano con fare dubbioso il piccolo scaffale, leggendo con attenzione le etichette e le istruzioni, valutando la convenienza del prodotto, lei è passata quasi di corsa, ha afferrato il primo amore che ha trovato, dal fondo dello scaffale perché le è sempre piaciuto di più, perché da piccola, quando doveva fare la spesa, suo padre le ripeteva «Prendi sempre i prodotti in fondo, perché non li tocca mai nessuno e sono conservati meglio». E anche lei sperava di trovare un amore più fresco, più puro e meglio conservato, preso dal fondo dello scaffale; un amore che la soddisfacesse e le facesse venir voglia di comprarne ancora e ancora.
Al rapporto qualità-prezzo non ha voluto pensare.
«È un prodotto scadente e stai pagando così tanto!» ha detto la ragazza in fila dietro di lei alla cassa, quella che tra le mani aveva un amore coi muscoli scolpiti, gli occhi profondi, le rose sempre tra le mani e i «Ti amo» cuciti sulle labbra.

Lei invece ne ha scelto uno consunto e stropicciato, caduto più volte per terra e poi nascosto in fondo allo scaffale, così che nessuno lo vedesse. Di fronte alla ragazza che le ha consigliato di cambiare amore ha semplicemente scrollato le spalle.
«Questo scade tra poco. Sei sicura di volerlo prendere?» le ha detto la cassiera, lo sguardo perplesso che esaminava l’etichetta.
Ha scrollato di nuovo le spalle. «Tanto devo usarlo subito» ha ribattuto, sicura.
Era contenta perché aveva scelto un amore così intenso tanto facilmente, uno che «Ti chiamo più tardi», che di effetti collaterali non sembrava averne. E invece ha preso un amore rischioso, coi capelli scuri e gli occhi azzurri che la perseguita ancora nel sonno, un amore che forse era troppo presto ma ormai quel che è fatto è fatto; che si è consumato con uno scoppio finale, che era bello e presente mentre ora, se si guarda intorno, non c’è più.
Adesso, nel buio della sua camera, a notte fonda, si chiede se non sarebbe stato meglio scegliere un prodotto più duraturo, di quelli a lunga scadenza che ci mettono un tempo immenso a rovinarsi, che riesci a goderteli bene prima che si raggiunga la data segnata in rosso sull’etichetta.
Ma forse no, si risponde da sola, gli occhi impastati di un sonno che non riesce più a prendere.
Perché un amore così l’avrebbe lasciato in frigo ad ammuffire, mentre questo l’ha consumato subito, avida, perché sapeva di non avere molto tempo.
E ne valeva la pena.

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